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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Enzo Crispino
Aridi occhi
Spoglio è lo sguardo
all’albore
Non oltre si posa
Rifugge
dal verone l’orizzonte
Nell’etra
si dissipa
Agognano
avidi i miei occhi
Brama la fame
di saziare l’arido lume.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Aridi occhi” di Enzo Crispino
Riarsa, divelta e dolente la parola del Crispino è ascolto della solidità della coscienza chiusa nella definizione del luogo egoico e del sapere. Il poeta anela al viaggio odisseico che riconosce la meta nel cammino stesso, nell’umano tendere in apertura al mondo, perché il vero valore dell’essere è il senso, che solo gesta l’incontro, la condivisione, la reintegrazione del singolo alla totalità del mondo, la sintesi degli opposti, per il divenire madido degli occhi e dei saperi al sempre nuovo risorgere della coscienza dall’inconscio.
Polaroid
La stanza
si adombra
nel vuoto silenzio
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Scorgo
un paesaggio mutevole
che prende vita
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Non desidero esserne parte
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Reclino sul vetro la testa
da tempo è la tua spalla…
l’iride ti cerca
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Annega
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Sono nudo
Sono niente
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Sono una polaroid
che ha lasciato
al respiro del tempo
i Suoi colori.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Polaroid” di Enzo Crispino
Spezzata, dolente, sola, essenziale è la parola del Crispino, nella coscienza della finitudine dell’uomo. Impressione mutevole e fuggente di un istante a sbiadire, a morire è la vita, tuttavia onnipresente nell’assenza per mezzo della sinestesia di un ricordo, che può trasmutare finanche la freddezza di un vetro nel confortante calore eternamente vivido di una spalla donata, i cui colori transitivi il tempo non può sottrarre.
Il prato dei fiori
È memoria del tempo
nel prato dei fiori.
La linfa
dissetava i germogli,
nel tempo in cui
l’aurea
rifulgeva
ed accordava
sfavillanti cromie.
Nella luce crepuscolare
assolate rimembranze
si dissipano
con lentezza,
nella silente inquietudine
dell’ultimo solstizio.
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Critica in semiotica estetica della Poesia “Il prato dei fiori” di Enzo Crispino
La parola metaforica del Crispino accompagna l’armonia del solstizio dell’umano spirito interiore al solstizio d’inverno. Il solstitium è letteralmente il sole fermo, che simbolicamente muore nella durata minima di luce, per rinascere. Nel rituale del Dies Natalis Solis Invicti il sole s'immerge nella notte cosmica, nel grembo originario per la rigenerazione transpersonale e assoluta della coscienza.