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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Massimo Mezzetti
Cogito
Anche se non volessi
la forza d’inerzia
che mi manda avanti
gravita e mi scavalca
riesco a perdermi là
dove sconfina l’idea
non traduco ma conosco
la particella che mi resta
ne sa molto più di me.
Il geniale illusionista è lontano
io sono il suo potere
liberamente stupisco
mi specchio e incenerisco
alla fine quando diverrò
qualcosa di diverso
il macigno che mi aveva sorretto
diverrà un breve respiro d’Universo.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Cogito” di Massimo Mezzetti
Il Mezzetti figura la soggiacenza d’involontarietà all’umano in qualità d’immutato stato di moto uniforme,
sino a che il movimento superi il pensiero: la tensione dell’essere è conoscenza che non tradisce, così la sapienza del corpo, a dispetto della mente, alla verità è più vicina. La trascendenza al poeta è illusione;
la poiesis è dell’uomo, nella meraviglia del riconoscimento e nella morte per la trasmutazione.
Allora il macigno nietzscheano, il dover essere costitutivo e stesso che erige l’uomo, è vinto dalla sintesi panica
e sensoriale al mondo.
Felicità
Felicità
non sarai più il rimpianto
divelto dal pianto,
non una lacrima
derisa e abbandonata,
non lo sguardo solitario
che rimbalza nello specchio
riflettendo un sole spento,
ma il lieto cenno del viso
che s’illumina e trapianta
in un sorriso
foreste intere di Umanità.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Felicità” di Massimo Mezzetti
Il verso spezzato del Mezzetti rispecchia in sinestesia la condizione sofferta e seconda dell’espressione umana,
che tende alla felicità dell’infinito, ma solo conosce il dolore e la finitudine della mimesi, del doppio di un’origine perduta. Pur il verso del poeta sfida il pensiero stesso, con la sola forza di un sorriso: la dimensione inconscia, irriflessa e precategoriale dei sensi serba preziosa la memoria collettiva e archetipica dell’ontofilogenesi,
dell’intero divenire inarrestabile di vita.
Verità
C’è un percorso
d’eternità nella notte,
d’immaginazione profonda.
Tra le nebulose del sapere
dov’è l’incommensurabile
luccichio della verità?
La bellezza apparsa
in pochi attimi
si sveglierà nel sogno.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Verità” di Massimo Mezzetti
L’inarcatura dei versi del Mezzetti suggerisce stilisticamente il carattere cinetico, improvviso e sorprendente dell’incontro umano con la verità. La verità della scienza, misurabile, non è che un “luccichìo”, un riflesso secondo e ingannatore, che cattura il volo illuso del sapere e delle allodole. Occorre lasciare aperto il transito della verità:
la verità umana è notturna, si alimenta nell’inconscio collettivo, è immaginazione irriflessa di bellezza,
che il pensiero cattura alla rêverie del primo risveglio, alle prime luci della coscienza.
Esprimiti
Esprimiti,
sciogli
la silenziosa lingua del pensiero,
imprimila
sulla carta e sulla pietra,
mostrala nelle forme
che hanno gli alfabeti,
sussurra
e alza lo sguardo
fino a sfiorare il cielo
con la gioiosa voglia
dei virgulti
quando spuntano
per divenire querce.
Ama lo stupore come te stessa,
esprimilo come fosse un parto,
nutrilo con la tua immaginazione,
non fartelo rubare,
donalo,
è l’unica ricchezza che possiedi.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Esprimiti” di Massimo Mezzetti
Imperativo, il verso del Mezzetti congiunge la dimensione estetica ad un’etica di vita. Il poeta intima la parola, la tensione del desiderio della coscienza, l’iscrizione alla luce, il divenire dell’essere, che dona lo stupore della forma, sempre nuova. Dal silenzio all’espressione è viaggio dall’essere all’esistere, segno che prova l’esistenza, rinascita da sé, scambio di riconoscimento, valore di riconoscenza. Il logos non è avulso sguardo, ma è esso stesso gioioso gioco meravigliante,
che diviene.
Fiammella
Una fiammella
misurò il tempo delle notti,
sospesa nella cera
sollevò dalle ombre
l’intimità della luce.
Parole sfiorate, svelate,
avvinte risvegliate,
furono oasi d’arte
etimologie scolpite
dipinte dal vero,
ebbero sogni e carezze,
gocce d’infinito
versammo le stelle
nella nudità
di una rossa candela.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Fiammella” di Massimo Mezzetti
La fugace e profonda flagranza della parola del Mezzetti abita la rêverie immaginante dell’elemento igneo ad accendere con la candela, primo e nascente, uno sguardo di verità, nuova ipotesi di sé e di mondo. L’uomo è alla bachelardiana fiamma, che consuma e rigenera coscienza dall’inconscio, nel misterioso luogo del divenire fra la vita e la morte. Nel movimento della contraddizione, per la coincidentia oppositorum, chiama e anela al mirabile sussurro della radice della conoscenza, nella memoria. La fragile finitudine di una candela contiene il paradosso dell’eternità dell’astro nell’istante di senso.
Le realtà
Si colora il pallore di un’ombra,
filtra il suono di un flauto,
le pulsazioni del giorno
battono forte nel polso.
Mi fermo, e poi
riprendo a fantasticare,
cadono scintille
accelerano sfiorano
la fiammella ballerina
nel bisbiglio di un germoglio.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Le realtà” di Massimo Mezzetti
Il microcosmo della parola del Mezzetti corre ad intreccio fra le prospettive di un “nomina sunt consequentia rerum” ed un “res sunt consequentia nominum”. La pratica genealogica è atto etico, che cerca l’origine al suono, al tono, all’emozione, che precede il sapere. Sole e sangue confondono al ritmo estatico e rituale del vissuto diffuso e plurale, che rifonda la realtà, dal molteplice possibile e germinativo.
Incompiuta
Dalla trasparenza di una rete
un’opera incompiuta,
prigioniera della pallida pietra,
sorride adolescenza.
Il freno metafisico blocca
l’invadenza erotica del pensiero,
quell’invito rinviato
non s’acquieta non si placa,
sfiorirà nella cera quel pallore,
una matita segnerà le sopracciglia,
colto nello sguardo il desiderio.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Incompiuta” di Massimo Mezzetti
Sublimata, la parola del Mezzetti ammira l’azione transitiva del sorridere, che abbraccia il soggetto all’oggetto, per una bellezza intatta, indefinita e ineffabile, poiché ancora irriflessa, diretta, fremente. E il senso si fa subito segno, a procrastinare il piacere in desiderio, che rimanda l’oggetto d’amore, a trovare nell’arte il connubio d’inconscio e di coscienza, allo sguardo che orienta, che rivolge, per la sinestesia inestinguibile di una realizzazione.
Pianeta
Dal nòcciolo
di un frutto primordiale
polpa dolce e amara
lanciata nello spazio,
sbucciata luce
di avida natura,
sapore raro
di libertà mai sazia.
Terra,
acerba foresta,
dalle radici
degradano fuochi bellici,
guerre eclissano stelle,
si scontrano
gli atomi di una tregua:
solo ”particelle umane”.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Pianeta” di Massimo Mezzetti
Tesa a cercare il legame armonico fra microcosmo e macrocosmo, la parola etica del Mezzetti riconosce l’identità dell’uomo nel valore della differenza e della libertà nella solidarietà, che trova l’io nel vincolo l’altro per l’intero del sé stesso. È l’equilibrio della composizione unitaria del mutuo riconoscimento, che supera il conflitto di vana e cieca affermazione, che suggella il dono reciproco di riconoscenza.