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Tatiana Begotti

Ramo di pioppo

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Mio padre è un ramo di pioppo
di quelli che sferzano il vento 
nel grigio addensarsi di nubi 
tra scosse di lampi.
Ha un accento di sillabe lente
di rime assonanti
parole di cimbali 
un canto di fronde.
Mio padre è un ramo di pioppo
è un margine dentro l’azzurro
appiglio propizio nell’aria 
ad accogliere i nidi
dei lodolai.
Ha cerchi che ingannano il tempo
la sorte raccolta nei nodi 
fessure sul bianco.
Capitola al vezzo del vento  
con un mormorio crepitante 
e scrolla pensieri 
svolazzi di neve 
nel tiepido maggio.

 

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Critica in semiotica estetica della Poesia “Ramo di pioppo” di Tatiana Begotti

 

In sinestesia aurea e sonora, la parola della Begotti affida al pioppo la soglia di presentificazione del luogo paterno, ad eternarne la vita. Emblema di sintesi degli opposti, il populus tremula è senziente fremito di coraggio, intuizione, sublimazione del dolore, occasione di rinascita, oltre il tempo e lungo l’axis mundi, per eufonia della deità.

Gli occhi di mia madre

Ti guardo.
Precarietà svelta. 
Come di preda 
l’allerta che preme sui gesti
il passo allacciato alla terra.
Il petto 
corolla dischiusa 
al fiato affannoso del vento. 
Scarne le spalle 
inchino abbozzato
una resa di ali.
Ma sono i tuoi occhi
specialmente i tuoi occhi
affacciati sui miei silenzi
i miei voli interrotti
a raggiungermi qui
nel mio centro
dove soltanto
si spinge una madre. 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Gli occhi di mia madre” di Tatiana Begotti

 

Meravigliosamente tattile, la parola della Begotti accarezza profondamente il luogo di una madre, sin nella sua dimensione precategoriale e irriflessa, che abita l’husserliano mondo della vita, lungo il filo di continuità alle memorie naturali, collettive, inconsce. La poetessa vivifica il chiasmo essenziale dello sguardo, nel movimento ad intreccio del senziente al sensibile, che rinascono dal cuore dell’indistinzione primaria.

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