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Alberto Del Fabbro

Ricordi

Sorpresi in un attimo di requie

Da uno sguardo rapito tra il volteggiar d’un vestito

Dal sussurrar di un vento profumato

Balugina il passato

Rammento sfilacciato

Dolce infelicità d’un tempo ormai sfuggito

Fiele della vita

Come lo sguardo su quel vestito

A mezzo passo dal paradiso

Che già ricordo

Che già mi è inviso.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Ricordi” di Alberto Del Fabbro

 

La parola amara di Del Fabbro imputa alla vita la vacuità ineludibile dell’assenza e del movimento in transito. Nella prigionia di un teatro trascendentale è concessa la sola esibizione in forma di una promessa sostanziale a vanire. L’uomo è nell’attesa delusa di un’essenza aggettante al non ancora, che già non è più.

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