top of page
Targa Galleria Sito.jpg

presenta
Vida Praznik
10 giugno 2023 ore 19,00
Corso della Repubblica,50 Canale Monterano di Roma

Invito Vida Praznik.jpg
Pieghevole Vida Praznik.jpg
Pieghevole Vida Praznik Interno.jpg

La Galleria Accademica presenta Vida Praznik.

L’algida ardenza della verità.

L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra di Vida Praznik con catalogo edito alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 10 giugno 2023 alle ore 19.00, aperta al pubblico fino al 24 giugno 2023 ore 10,30-12,30 con ingresso gratuito.

Vida Praznik è nata a Novo Mesto nel 1967. Vive e crea nel suo studio d’arte a Šentjerne, città della Slovenia. Ha lavorato presso l’azienda farmaceutica KRKA, d.d. durante gli studi di farmacia. Da sempre interessata all'arte, ma dedita alla salute della famiglia, ha rimandato la realizzazione del suo lavoro artistico fino al 1997 con l’attività fotografica. Ancora oggi fotografa per creazioni grafiche, per i primi disegni con gessetti a pastello, per gli schizzi degli studi preparatori dei dipinti in acrilico su tela, per l’acquerello e finanche per l’artigianato artistico, mai abbandonando la ricerca e la sperimentazione espressiva e l’ispirazione letteraria. Da decenni collabora con l'Associazione Culturale Mavrica e dal 2016 al 2019 è stata presidente dell'associazione LKD Mavrice a Novo mesto. A Lubiana ha acquisito competenze nel campo della grafica presso l'MGLC. Si è dedicata alla puntasecca, all'acquaforte, all'acquatinta, alla calligrafia, alla serigrafia e alla xilografia, alimentando il suo inesauribile desiderio di conoscenza. Ha collaborato con il Centro Culturale Janez Trdina e con l'organizzazione JSKD per mappe grafiche. Ha frequentato numerosi laboratori artistici, conferenze ed estemporanee di pittura. Dal 2019 crea e ricerca in via autonoma prediligendo la pittura acrilica nel suo studio e realizzando 20 mostre personali e oltre 100 mostre collettive internazionali, pubblicando le sue opere su innumerevoli cataloghi artistici e ricevendo il conferimento di numerosi premi e riconoscimenti in tutta Italia, in Francia, in Austria, a Monte Carlo, a Barcellona in Spagna, a Londra in Inghilterra, a Miami in Florida, a Dubai negli Emirati Arabi Uniti, a Hong Kong in Cina e in Egitto, conducendo un infaticabile percorso creativo. Nel 2021 riceve la targa del Primo Premio Paul Cézanne e nel 2022 riceve il Riconoscimento al Merito Speciale della Giuria al Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo dionisiaco con mostra alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e pubblicazione di opera e critica in semiotica estetica nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online.

Glaciale e bruciante, il luogo pittorico elettivamente invernale della Praznik congiunge gli opposti di ghiaccio e di fuoco, come di coscienza e d’inconscio, in un abbraccio sintetico e coessenziale di catarsi, ove tutto si riversa, molteplice nell’uno. L’artista affida la rinascita della vita al rituale del grembo universale della terra e al tempo circolare delle stagioni, che trasmuti la nigredo della finitudine umana, in albedo della primavera di coscienza. La stagione è letteralmente la stanza seminata del legame profondo, del luogo umano al luogo naturale, per il superamento del tempo lineare della perdita, per una rêverie di stelle terrestri, perché sia l’eternità l’oggetto di un sogno, tutto umano, a densità infinita.

L’inverno della Praznik è athanor di possibile ulteriore, magma di vita che soggiace agli equorei pensieri della coscienza. Sotto la superficie lapidea della parvenza visibile, è il cuore della libertà di una nuova gestazione in forma. L’artista, giocoliere cosmico, lancia nei colori la metamorfosi delle forze elementari, a reintegrare gli opposti nell’esperienza lirica di un’algida ardenza della verità. La forza pulsionale dell’inconscio, fiamma creativa inesauribile, attinge alla profondità di senso e nell’immota superficie identitaria dell’uomo, prima raggelata nella mendacia dell’apparenza, irrompe e diluce in movimento imprevedibile e meraviglioso di vita, ora rivelata nel suo essere.

 

Il silenzio adamantino del ghiaccio della coscienza è incrinato così dalle calde sonorità tonali e flaventi dell’inconscio, a sospendere il tempo nell’istante che abbraccia l’algore solido e l’ignea vampa fulgente, a liberare l’ignito sentire, l’emozione vitale di una rapida e travolgente veemenza essenziale. Il fervore emotivo seduce la rappresentazione del mondo, a lusingare l’intatta certezza serrata del sapere nella profonda vertigine di una domanda aperta.

È il rituale che supera la prospettiva, mai ferma nella definizione e rovesciata alla conflagrante sinestesia dei sensi. La consapevolezza dell’artista ha gettato nell’arte il pensiero, perché sia ritualmente leso dal graffio grafico del dolore e subito lenito e rinato dal bagno dei sensi nel colore.

 

Se la figura del soggetto soffre della sua stessa determinazione formale, della sua stessa linea segnica d’emersione dei contorni, che subito reclina cedevole l’assorgenza e declina l’infinità dei possibili nella finitudine recidente, alienante e sacrificale del ruolo identitario, è nella natura che l’artista ritrova l’essenza stessa dell’essere umano.

 

Il luogo franco della Praznik è nella continuità del medesimo abbraccio essente di sé e d’altro, che riperpetua le forme di vita senza negazione, senza differenza, senza mancanza, senza distacco e senza perdita, nell’armonia sintetica e unanime di opposti, nel legame del materno al filiale, che rifonde la provenienza alla destinazione.

 

La Praznik reintegra il dolore umano al luogo materno della terra, è la sofferenza che viene chiamata alla trasmutazione alchemica, dalla morte alla rigenerazione. Alle betulle è l’axis mundi d’elevazione spirituale, che letteralmente dal bitume innalza la materia nella purificazione. La betulla è luogo iniziale dell’albore, nel connubio di dimensione umbratile e solare, per la conoscenza filosofale, che coglie la visione plurale e unitaria di sé e delle cose.

 

La primavera di rigenerazione dell’artista è nel campo di papaveri, che fiorisce dal sacrificio luttuoso e notturno, a risorgere dall’avello grembale del suolo: è il nepente, che letteralmente nega il dolore della coscienza del giorno, poiché in un ridestato languore trova la sintesi di verità e di rappresentazione.

 

Alla rêverie del sogno è della verità una sempre nuova visione sorgente.

Il descensus al luogo acqueo è abbandonico deliquio all’emozione primaria dell’indistinzione, che riconduce alle profondità ineffabili dei sentire, per risalire e rinascere in superficie. La ninfea, come la fenice, è un simbolo di rinascita della coscienza: il fiore profonda nel grembo lambente e al nuovo sole riaffiora candido dalle sabbie profonde, lungo il cammino individuativo che sposa gli opposti e redime il sacrificio in libertà di vita.

 

Presidente Fondatrice

Prof.ssa Fulvia Minetti

bottom of page