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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Aldina H. Beganovic Todorovic
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Deer” di Aldina H. Beganovic Todorovic
L’iridata, onirica e simbolica espressione pittorica della Beganovic Todorovic è sintesi evolutiva del vissuto emotivo ed istintuale, che nasce dall’ombra, che redime dalla nigredo, dal dolore e dal caos dell’inconscio e che s’irradia alla rigenerazione vitale dei colori della luce: schegge luminose preziosamente intagliate sul sostrato notturno dalla coscienza formale. Il cammino individuativo percorre la dinamica del desiderio e l’elevazione spirituale ai rinascenti rami arborei e archetipici del palco cervino, albero della vita, per una ierogamia di terra e di cielo.
Critica in semiotica estetica dell’Opera “La Primavera in masseria” di Aldina H. Beganovic Todorovic
Il tripudio cromatico della Beganovic Todorovic fa di ogni elemento la parte di un’unica massa corporea naturale, esultante tessuto onirico dell’incantevole dimora agreste mediterranea. Il silenzio sorpreso delle case in atto di antropomorfa meraviglia è l’abbraccio contemplativo dei mille occhi della fioritura primaverile, che sapienzialmente sfaccetta i preziosi istanti del divenire prospettico e iridato della verità, nella continuità dell’uomo alla natura.
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Campo di Papaveri” di Aldina H. Beganovic Todorovic
L’alchimia floreale della Beganovic Todorovic celebra il papavero che sboccia dal sacrificio della notte, della morte, a rinascere dal grembo della terra: è il nepente, che letteralmente redime dalla pena del giorno e della coscienza mendace, poiché trova la sintesi della rappresentazione alla verità. Alla rêverie del sogno è la risposta armonica e universale, l’oro filosofale alla domanda dell’uomo.
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Fiori di campo primaverili” di Aldina H. Beganovic Todorovic
I fiori della Beganovic Todorovic superano la forma dell’apparenza a cercare l’abbraccio unitario all’essenza stessa della fioritura. È il connubio della cadenza ciclica del giorno alla dinamica psichica dell’uomo. La quintessenza sbocciante è il meriggio ineffabile della coscienza, è l’estasi apicale che chiede il deliquio al luogo umbratile dell’oblio, per riaprire l’iter di conoscenza al senso. L’uomo, fra presenza e assenza, trova di sé nella sinestesia di un languore primaverile: è allo sfumare della coscienza confusa all’inconscio, nell’abbraccio di sintesi, per un nuovo vedere sorgente.