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Alessandra Barucchieri

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il destino si aggira come perso” di Alessandra Barucchieri

 

Il destino è letteralmente ciò che è fermo, stabilito, contro ogni ostinazione umana; eppure le luci e le ombre della pellicola sensibile della Barucchieri riaprono il viaggio al movimento dell’incerto, libertà dell’andare. L’uomo si concepisce riflesso di una realtà, negata e insieme destinante ad essere nel differimento del rilancio; tuttavia l’artista trova un ponte al ritorno a se stessi nella nebbia dei sensi e dell’emozione: è l’alba di un libero possibile di sé, ove l’uomo scrive e si riscrive destinatario di una sua lettera di vita.

Alessandra Barucchieri, Tracce di stelle in Val d'Orcia.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Tracce di stelle in Val d'Orcia” di Alessandra Barucchieri

 

Il viale alberato della Barucchieri rappresenta il tempo lineare e depauperante del divenire, che conduce a destinazione ultima della vita. Eppure, l’esposizione fotografica solleva alla realizzazione che coglie dell’eternità l’istante, nell’ascolto musicale dell’armonia delle cose, ai giri di un vinile universale, che suona degli abbracci delle stelle al luogo primo di ogni cosa. Lo sguardo sposa la dimensione orizzontale alla verticale, a reintegrare l’ombra del dolore e del distacco nella luce ferma. È la sublimazione della notte, lungo gli assi del mondo dei cipressi, fra luogo materiale e luogo semantico. Allora, il ritmico passo della finitudine interrompe, per la trasmutazione della caducità del vivere al senso del tempo ritornante.

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