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Alessandro Ravazzolo

Stop

Un vaso di gerani sfreccia

nel vuoto e poi dritto, lungo

contro il timido vialetto, stretto.

Un cane per paura indietreggia

piroetta divertita una bimba

euforica come dentro avesse

miliardi di sogni e matrioske

danzatrici, innocenti e libere.

 

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Critica in semiotica estetica della Poesia “Stop” di Alessandro Ravazzolo

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Sonora e allitterante, la parola del Ravazzolo arresta il passo di consuetudine della coscienza, rovescia l’abitudine a vedere nella catarsi di un attimo di metanoia. Nel paradigma dimenticato dell’infanzia, archetipo eracliteo del divino, il poeta trova la meraviglia senza timore dell’inatteso, il valore del caos generatore di ulteriorità e di nuovo senso cosmico.

Rugiada

Stare nell’ombra

essere ombra.

Stare sul bordo d’un petalo

essere petalo

e lasciarsi scivolare via.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Rugiada” di Alessandro Ravazzolo

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La sublimazione delle lacrime in rugiada del Ravazzolo è una trasmutazione della materia, per ierogamia rituale della notte e del giorno. La rugiada è il nettare eterno di Proserpina, che vince la morte nella messa in opera di una verità nuova e risorgente. Il corpo dell’uomo è un corpo con-mosso al mondo, per sentirsi senziente in una sincronia, sintonia, sinfonia unitaria. Il poeta esce da sé per abitare la natura nel percepire la qualità estesa, come “l’être pommesque de la pomme” di Cézanne e cogliersi nuovamente ancora.

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