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Ana Maria Andrino Botelho

Cammino

cammino

stupita

nei prati

verdeggianti

del tuo sguardo

 

il mite canto

della tua voce

mi conduce

in dolcissima

supplica

 

mi addentro

in te

 

la luce

ti scopre

fanciullo

 

il volto

provocante

tramutato

in candore

 

sfamato

il giorno

 

e la notte

crudele

ripercorre

i prati

verdeggianti

del tuo sguardo

 

in agonia

di luce

Critica in semiotica estetica della Poesia “Cammino” di Ana Maria Andrino Botelho

 

Protesa e spezzata, la parola della Andrino Botelho traccia la costitutiva dimensione esule ed itinerante dell’umano, gettato nella dialettica centrifuga e incessante di due mondi, del buio e della luce. L’agonica insolvibilità del piacere è rimando costante del desiderio ad una pienezza perduta, che non conosce distanza e differenza dall’evento essente del continuum al mondo naturale e che rinasce ora alla tensione sublime e individuativa della mancanza.

INVISIBILI

Quando sono entrata c’era già
si lavava le mani col sapone
mi sono sentita un’intrusa
disturbare quei momenti intimi
dove un bagno era casa sua;
ha preso distanza dallo specchio
per guardarsi bene e contemplarsi
tutta assorta nella sua immagine
come se lo specchio le parlasse;
si spazzola i capelli accuratamente
ogni bianca ciocca lentamente
li adagia sul seno, intorno al viso,
lo guarda attenta e premurosa
pulito, diafano, senza una ruga
sopracciglia come l’arco di una chiesa
l’aria di una eterna transfuga.
Le due valigie sono linde
ben sistemate sul carrello
una è rossa, sangue disperso
l’altra nera, come la sua vita;
chi sa cosa ci ha messo dentro
che avrà scelto come soli averi
da far traballare in questo suo tempo.

Sarà Chiara o Caterina
forse Carmen o Lucia
sarà un delirio appena fatto
un angelo sceso a risvegliarmi.

Son ben discreti questi senza tetto
vigilano questi spazi enormi e caldi
all’entrata uno dormicchiava
come un custode annoiato
il volto nascosto dalla mascherina.

Se il mio desiderio potesse cambiare il mondo
se le mie parole toccassero il cuore dei potenti.

 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Invisibili” di Ana Maria Andrino Botelho

 

La parola piena di cura della Andrino Botelho raccoglie ogni piccolo dettaglio, a rendere visibile l’invisibile, a valorizzare la dimensione preziosa e sacrale dell’alterità, della differenza, che l’identità misconosce. La poetessa restituisce uno spazio intimo di rispetto, una voce ai soliloqui muti degli emarginati, che vivono profondamente, fra sacrificio e negazione, nell’elezione essenziale e sublimata dell’essere e in povertà d’averi. La poesia stessa è appello etico e dono di senso, di riconoscimento, di riconoscenza.

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