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Angelo Carrubba

I sogni

È sera!
Miliardi di stelle brillano nel cielo.
La luna misteriosa risplende sul mare
pervaso da un gelido silenzio.
Scende l’oscurità della notte,
prendono forma nel buio le paure e le speranze.
Han mostruose sembianze
o il volto di leggiadre fanciulle.
Sono i frutti eterei dei sogni!
Nutrono l’anima di mille esperienze.
Nascono e muoiono nella mente dell’uomo
senza mai vedere la luce del giorno.
Lasciano tracce indelebili nella vita d’ognuno
che nessuno potrà mai cancellare. 

Critica in semiotica estetica della Poesia “I sogni” di Angelo Carrubba

 

La parola interiettiva del Carrubba si lascia sorprendere dalla potenza della notte, che dà forma al sostrato emotivo e ulteriore dell’uomo. In luogo del concetto statico e illusorio di medesimezza dell’identità, è l’ipseità, mai ultima, alimentata dalle relazioni con l’alterità. Non ci si possiede mai: l’aspetto diveniente dell’essersi mantiene quell’indice di estraneità a se stessi, che salva dal perdersi.

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