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Angelo Salvatori

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Senza titolo” di Angelo Salvatori

 

Il dinamismo pittorico del Salvatori supera le forme oggettuali, per il protagonismo del movimento stesso. La forma è mera apparenza fenomenica e la verità umana si coglie tutta lungo l’inarrestabile divenire metamorfico dei passaggi formali: verità è quell’equilibrio instabile, che l’occhio cattura fra la luce dell’emersione e l’ombra della latenza vanificante, nella sinestesia degli echi vibranti delle frequenze

dello spettro cromatico, accese dal sentimento delle sequenze correnti di una vita, tanto fuggevole quanto preziosa.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Tranve” di Angelo Salvatori

 

L’essenza in sinestesia del romanesco fumoso tramvai, scoppiettante e sferragliante, cattura il movimento pittorico del Salvatori: cuore mobile della vecchia capitale, che appende al filo i pensieri distratti e sospesi che mescono i suoni, i colori, gli impatti e gli odori degli incontri, a popolare un’unica e affollata identità d’appartenenza. Non c’è tempo per la riflessione che ferma al vetro definizioni e discernimenti: è l’elezione viandante del divenire il segreto del senso dell’essere.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “L'energia del suono” di Angelo Salvatori

 

La dinamogenesi del Salvatori è il movimento della sinestesia che solleva dalla staticità delle coordinate spaziotemporali, per l’intensità di un vissuto estatico inconscio e intersensoriale. Questo eden perduto di vibrazionalità è ridestato in presenza dal grembo sonoro del colore, quale ricetto di onde elettromagnetiche, quale volontà panica e sanguigna erubescente di avviluppo, in sincronia, in sintonia, in sinfonia di vissuti emotivi.

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