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Anna Cantagallo

Futuro

Oh, futuro! Nelle notti chiamo il tuo nome.

Assenza intrigante arrivi nel silenzio

come su un’isola disabitata:

sei il lamento della notte sepolto sotto i tetti spioventi,

sei la natura quando le foglie verdi alzano lo sguardo.

Tu, futuro, avanzi verso di me travestito di raggi solari puri e spingi le nuvole tutto il giorno.

E io sono ancora qui che tiro e spingo le nuvole prendendole per le corna.

Sfinita smetto di lottare con il nulla, gravido di interrogativi.

Tra queste righe la tua presenza si spande come inchiostro sulle mie mani

mentre vieni verso di me, assenza che spaura.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Futuro” di Anna Cantagallo

 

 La parola della Cantagallo è presente, che aggetta in cerca di futuro, è condizione segnica di tensione di desiderio, è il transito nemboso di un soggetto a distanza metafisica da se stesso. Il luogo umano è l’attimo di un subitaneo rinvio ad un senso inafferrabile, in viaggio sulla presenza dell’assente, che non conosce la stasi della certezza e della destinazione.

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