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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Antonella Benedetto
Café Pereira
Il tuo volto è un ricordo sbiadito
strappato, lacerato
prima dello scadere del tempo.
Parlavi la lingua degli antichi Mori
al “Cafè Pereira”
una sera d’autunno
ed io incespicavo
nella tua torre di babele.
Le tue gambe sono radici
piantate nell’arcaica Lusitania.
Le tue braccia circumnavigano
sulla mia terra inesplorata.
I tuoi occhi scoprono
per la prima volta,
le mie lande sconosciute
e io ho incespicato.
L’amore mai conosciuto
L’Affezione
passò breve tempo
prima dello scadere del tempo.
Critica in semiotica estetica della poesia “Café Pereira” di Antonella Benedetto
In sinestesia tattile, la parola della Benedetto vive “l’incespicare”, l'atto involontario del mettere il piede in fallo, del dar nella zolla, dell’inciampare nella radice, nell’evento inconscio ed inatteso che crea lo squilibrio della coscienza. La babele della parola riconduce alla comprensione all’alfabeto muto, unico, irriflesso, precategoriale e universale del corpo terreno, al principio di piacere, che tuttavia occorre riportare al senso di una condivisione cosciente, perché l’esperienza trovi approdo sul piano di realtà e del tempo e non sia un mero cadere estemporaneo.