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Calogero Carbone

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Visioni dionisiache” di Calogero Carbone

 

Le stoffe intelate del Carbone inducono e donano libere sinestesie epidermiche. L’inspiegato alla coscienza si offre letteralmente nelle pieghe, ricche e mutevoli, di una plurisemia del simbolo preconscio artistico. L’abbandono dionisiaco all’entropia del caos sospinge l’artista e il suo fruitore al piacere, mai pienamente colto, mai totalmente fermo all’apollineo del pensiero, perché è infinito il corpo nel continuum al mondo

e sempre riattingibile, riconoscibile sotto nuova spoglia dell’apparenza segnica individuativa, come lunare, come mutilo e riflesso barbaglio di una visione corrente e mai ultima, mai finita,

mai finalmente goduta al desiderio.

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