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Carla Giolito

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Fiori di luce” di Carla Giolito

 

Le campiture cromatiche della Giolito sono divenienti identità risultanti da un terreno tracciato di orientamenti, percorsi e intersezioni d’incontri, narrati e narranti, per una ricombinazione in ritaglio di forme. È il precipitato delle interazioni il seme, a germogliare, come perla emersa dagli abissi inconsci, non priva di spinato dolore, la bellezza del dono armonico e onnicomprensivo di nuova fugace luce cosciente.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Preghiere” di Carla Giolito

 

La pluviale aurea speranza della Giolito è un sorprendente movimento antigravitale di elevazione, che trasfigura e trasmuta la contingenza immanente della materia di nembosa finitudine e della sofferenza umana in una trascendenza spirituale di liberazione catartica.

La sublimazione della domanda aperta in prece, soffio in divenire anelante, già si pregia della connaturazione all’oggetto d’eterno, all’oro della risposta divina.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “I tesori del tempo” di Carla Giolito

 

In segreta congiunzione delle coppie di opposti, la corteccia arborea della Giolito esprime l’estasi immortale di Attis, le lacrime di resina del pino sono la sublimazione risorgente del sangue sacrificale di una morte per amore, che trasmuta in oro di conoscenza e in vita immortale, che purifica ed evoca l’elevata sacertà del sentimento.

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