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Carlo Sorgia

Antichi sentieri

Antichi sentieri corrono sopra il ceruleo stagno 
e la sabbia al suo fianco, erosi dal vento
percorro sospeso anelando quel blu
che intravvedo confuso, 
il mare un tutt’uno col cielo,
tormenti docili, ansa dopo ansa, 
e il rosso del sale che chiazza qua e là.
Nel tempo ho imparato a riconoscere
e amare questi posti
anche ora che lo sguardo contiene a fatica. 
Assaporo gli istanti procedendo a occhi serrati 
per non perdere niente dei ricordi nell’andare lento. 
Sfioro il passamano in legno,
sempre più consunto, mi perdo,
respiro i fotogrammi con l’anima
col corpo esposto alla sabbia
che frusta la vita, col sole che acceca,
fino al termine dell’amata via.
Rapito dalla voce delle onde e il garrire dei gabbiani
riapro gli occhi e vedo antichi percorsi… 
sembrano oggi 
in un tempo d’un tratto fermato.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Antichi sentieri” di Carlo Sorgia

 

Lenta e delibante, la parola del Sorgia avvalora il transito del poeta dal mare al cielo, dall’inconscio alla coscienza, lungo il rituale analogico di riconoscimento memoriale, a portare il passato in presenza. È la sintesi degli opposti all’unità ineffabile e immemoriale del blu, del solvimento primario. I sensi sono accesi in sinestesia per un trascendimento spirituale, al tempo circolare del ritorno.

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