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Catia Lelli

Critica in semiotica estetica dell’Opera “La sconosciuta” di Catia Lelli

La pittura figurativa della Lelli condensa l’intenso precipitato emotivo, pur senza arrestare

nella figurazione il movimento fugace dei sentire. L’artista dischiude l’eco cromatica di una visione onirica, mescendo le polarità oppositive del familiare e dell’estraneo nel simbolo della maschera della visione, che presentifica e al contempo distanzia, che iscrive nella luce della conoscenza e insieme getta nell’inguaribile solitudine del misconoscimento.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “L’inchino della Luna” di Catia Lelli

 

L’atmosfera di sospensione degli oli notturni della Lelli sussurra della condizione lunare dell’uomo, speculum mundi, una dimensione riflessa, nembosa, umbratile, seconda, specchiata, che declina il divenire e inclina ad essere: che s’inchina alla luce prima e solare del suo significato in dio, unione di soggetto e oggetto, che fuga i dualismi e le ombre. La mimesi dell’uomo è aver riguardo di una provenienza

e di una destinazione.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Quiete” di Catia Lelli

 

I paesaggi chiaroscurali della Lelli, avvolti e gestati da un grembo onirico montuoso, velano e disvelano

il segreto respiro della vita e il flusso arterioso dei rami, che unifica uomo e natura. L’artista porge orecchio sinestesico ai palpiti del lucore, legati ai passi dialettici esplorativi della coscienza, mai scissa dall’inconscio. Dietro palpebre di nebbia, affidata all’assenza e al rimando, la condizione umana

è impossibilità di visione oggettiva, destinata alla costitutiva sospensione all’aver da essere,

che solo posa nell’istante pieno del sentimento essente, al tutto.

Catia Lelli, Meditando un tiepido luglio

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Meditando un tiepido luglio” di Catia Lelli

 

Meditare è letteralmente misurare con la mente, espresso in un pittorico modus gerundi della Lelli: in un indeclinabile modo di contemporaneità all’essere fra i due compagni dialettici. Quasi che l’accostamento dei due capi accorciasse, nel tiepido calore, la misura del pensiero, per renderla più prossima alla coincidenza ignea della verità frapposta. La verità è nello spazio mediano e residuale dei chiedenti: al foglio bianco dimenticato nel mezzo e alle spalle, al silenzio sussurrante delle fronde degli alberi, all’oro chiaroscurale dell’erba, all’aggettante campanile di una chiesa, nella sinestesia di pensiero alla traccia destinante di un passaggio aereo.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Riflessi” di Catia Lelli

 

L’ardenza della traccia pittorica della Lelli esprime la riflessione in tutta la potenza semantica del volgersi indietro, del ritorno all’origine, della rinascita. La sofferenza e il lutto della vita sono la conflagrazione cinerea che reintegra alla nerezza della materia prima, a quella latenza ierogamica fra gli opposti di terra e di cielo, all’indifferenziazione, alla comprensione unitaria del molteplice, per la ciclica palingenesi purpurea dell’araba fenice risorgente, a rivelare l’eternità spirituale in una nuova scelta di coscienza.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ballerina” di Catia Lelli

 

L’istante sospeso della Lelli solleva la coscienza dall’azione ripetuta di figure sfogliate della vita, nell’attimo immenso di presenza instante e di continuità essente alla natura. È l’abbraccio fra luogo interno ed esterno elementare e il volteggio danzante si fa immagine archetipica dell’attimo eterno, che assolve dal divenire della vita. L’attimo così è avulso dalla fuga nella circolarità, in sinestesia immobile, a cadere il ruolo e la melodia nell’emozione silente di una dimensione essenziale.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Sguardo” di Catia Lelli

 

La mise en abyme dello sguardo della Lelli è la riflessione concentrica e profondante, che cerca l’origine di verità, oltre la rappresentazione. Il cuore della verità in errore dello sguardo conserva un nucleo intatto e inconoscibile, una sincronia, sintonia, sinfonia cosmica, che supera il dolore e il distacco nel mistero di continuità dell’anima.

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