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Cristiano Quagliozzi

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Andirivieni” di Cristiano Quagliozzi

 

Fra l’andare della coscienza e il ritorno dell’inconscio, gli oli onirici del Quagliozzi sono la visione immaginaria delle forze, che muovono l’uomo fra esistere ed essere. La sedia ha la valenza della maschera, della funzione fenomenica del mettersi in scena, la sedia è la lettera “A” del luogo alfabetico, del ruolo di assegnazione di un’identità sociale. È questa la dimensione ritualmente distrutta dal rimosso che ritorna, dal principio di piacere, per lo smarrimento della forma cosciente, per il superamento dell’apparenza. L’essere, oltre la norma sociale, è ricondotto all’essenza istintuale, alla magmatica apertura, che soggiace a ciò che è brevemente elevato in luce. L’apparenza è sottoposta alla provocazione paradossale dell’artista, a rimettere in discussione le effimere vittorie dei punti di vista.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Cristiano Quagliozzi, Autoritratto nello studio” di Cristiano Quagliozzi

 

L’autoritratto del Quagliozzi è l’atto eroico del sapersi guardare dall’esterno, è lo sguardo profondo di elaborazione, che tenta di rifondere la molteplicità nell’unità, il familiare all’estraneo, la coscienza all’inconscio, per simulazione e dissimulazione ironica dell’io sorpreso. Allora il volo libero dell’arte è la dialettica dell’individuazione di rappresentazione e di verità, di tensione poietica e distensione estatica, del diurno e del notturno, della morte e della vita.

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