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Daniele Porchera

Daniele Porchera, British Museum.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “British Museum” di Daniele Porchera

 

La fuga prospettica della fotografia del Porchera intreccia le geometrie della copertura apicale della Queen Elizabeth Great court, a metafora della visione umana che segue le panoramiche sovrastrutturali della conoscenza culturale etnoantropologica. Di questa divisione frammentaria, segnica, seconda e riflessa, l’artista tenta una curvatura di kìnesis della verità, quale evento irriflesso mai completamente circoscrivibile, ma sempre in figura, spezzata, mancante, lanciata per una continuità che sottenda alla differenza.

Daniele Porchera, Tate Museum.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Tate Museum” di Daniele Porchera

 

Fra luce e temporalità, nel movimento si sofferma la percezione fotografica del Porchera. È l’istante di messa in scena del luogo umano, che nuovamente viene alla luce, non appena iscritto nella luce di uno sguardo che gli è esterno: rinascono i guardati, gli immessi nel doppio del desiderio di desiderio, i fotografati alla luce della parola, che li rinomina. Soglia dell’umano è la costruzione di una visione e la rappresentazione dedalica mostra che per ogni umana parola, che definisce al dilucolo di coscienza, resta libero un nucleo di movimento inconscio: qualcosa di non convenzionale, qualcosa di umbratile e muto.

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