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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
David Wilkinson
Nella luce
Lungo le profilature
di colonnati
sospesi tra terra e
cielo verso l’infinito
(al di là dello spazio e del tempo)
Verso l’invisibile punto focale
proiettati verso l’interiorità
tra utopia e disincanto
tra le velate intensità di
lontananze irraggiungibili.
Negli incomprensibili microcosmi
dei destini
alloggiano speculari le immagini
tra gli specchi memoriali di
antichi, atavici, consolanti ricordi.
Nella luce sciabolante
della sera
lungo gli arabeschi dei pioppi
e delle acacie
si corre verso la madre
che scompare nel
punto focale di
un infinito intangibile.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Nella luce” di David Wilkinson
La protensione e la riflessione della parola del Wilkinson traccia la configurazione di una verticalità colonnare e di un fusto arboreo di sete sapienziale, in qualità di luogo dinamico dell’umana aspirazione di sé e limite invalicabile di non plus ultra. È il desiderio di elevazione, di sublimazione alla luce dell’idea e lo scacco costitutivo della perdita dell’oggetto della visione, che ripiega nuovamente il movimento alla discesa, alla percezione indifferenziata dei sensi, per la ricerca immemoriale della verità, alla melodica genesi alla madre.
Incantata bellezza
Allo sfumarsi di luminose giornate
tra i meli odorosi in fiore,
un’inebriante luce solare
intenerisce il giorno
nell’effluvio luminoso delle corolle.
Inebriano petali vellutati nel
tenue roseo sfumato,
in un onirico veloma immacolato
abbagliante e affascinante
nella sera esulano aromi in forti
esultanze,
evocando elegie e rimembranze
stupite e dolenti.
S’eleva la luna sui colli
di tenero argento vivente,
la gioia giunge fino al cielo
e nella incantata bellezza
si avverte l’arcano di un Dio.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Incantata bellezza” di David Wilkinson
L'incantesimo poetico del Wilkinson percorre la ritualità allitterata di una respirata carezza e la trasformazione della visibilità cosciente in un sentire olfattivo inconscio, a ritroso nel ricordo, fino alla sinestesia più profonda ed inebriata della continuità della pelle dell’uomo alla pelle della natura. Dalla rappresentazione lunare e seconda alla presentazione prima e splendente della gioia è la genesi dell'infinito nel sentimento di bellezza, che allenta il respiro e sfuma dalla parola al canto, che esula da sé al suono intimo, unanime e meravigliato della verità.