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Egidio Missarelli

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Mystes” di Egidio Missarelli

 

L’opera mitopoietica del Missarelli, “Mystes”, è cammino individuativo di un’iniziazione rituale, che l’Io adempie al suo difficile e ostile descensus ad inferos: nel luogo precategoriale e preriflessivo archetipico, fino alla sua Anima, ad attingere alla sua espressione prelinguistica, emozionale e creativa.

L’Anima dell’artista si offre nella configurazione di una mitica Pasifae, che gesta il capo taurino “Ʉ”, semitico aleph teriomorfo, simbolo del rovescio della parola alfabetica “A” e così spazio transizionale poietico, fra l’urlo inaudibile dell’inconscio e il dicibile di convenzione sociale, a lungo pregiudiziale.

Il viaggio ctonio introspettivo del Missarelli è tutto teso alla riapertura della parola delI’Io cosciente, attraverso il sempre intatto tangere del silenzio, che si fa continuità comunicativa di dimensione umana e mondo, all’emozione ineffabile del racconto aperto e inesauribile del proprio essere.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “L’epifania di Artaban” di Egidio Missarelli

 

L’atmosfera brumosa del Missarelli è l’umido respiro conoscitivo che conduce alla dimensione archetipica e collettiva, attraverso un cammino individuativo che sposa l’acqua dell’inconscio alla luce della coscienza. I paesaggi dell’Ombra trattengono alla nigredo, ai neri della morte iniziale, che l’artista affronta e supera nella dimensione di dono, sacrificio e di cessione liberante. L’archetipo del Vecchio Saggio è nell’Artaban alchemico del Missarelli: rubedo di una volontà, albedo di una dedizione e di una generosità profonda e citrinitas di una scelta e di una coscienza ascensionale le scale dello Spirito. Sacrificare è fare il sacro.

La soglia dell’umano è fra segno e senso e celebra una ripetizione analogica dell’origine,

che è l’origine stessa per aletheia della sua verità.

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