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Endrio Natali

LE QUATTRO STAGIONI DELL’AMORE

Di foglie irruenta cascata,
vorticosamente attratte
dai sempre più rari spazi
su cui sapientemente s’adagiano.
Inerti appendici riposano
avvinghiate le une alle altre,
l’effimero mosaico
indomito resiste.

Silenziosa geometrica danza
dalla misteriosa coreografia,
ammaliatrice perpetua
cui nessun sguardo resistere osa.
Candida fonte d’onirici giochi
gelida al tatto innocente
dei pargoli cui riscalda il cuore
con gioiosi sentimenti d’allegria.

Da silenzioso segnale destati,
all’unisono impetuosi colori
sprizzano sinuosi
inondando di genuina freschezza
bramose distese impazienti,
inerpicandosi su anguste colline
rilassandosi sui placidi altopiani
scompigliando gli impervi picchi.

Sfavillanti riflessi abbagliano
l’impalpabile groviglio spumoso.
Sulla rovente sabbia svettano
giovani inespugnati castelli
ignari dell’ineluttabile destino,
rapiti nel mirare la pudica danza
delle subdole onde,
estasiati dalla genuinità
dell’irriproducibile momento.

Incurante delle circostanze
l’Amore regna sempre
incontrastato sovrano.

 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Le quattro stagioni dell'amore” di Endrio Natali

 

La parola pittorica del Natali è richiamo naturale, che insegue l’ineluttabile tensione a essere e disvela la stagione autunnale come la condizione segnica dell’uomo teso all’amore unitario, che reintegra ogni cosa. La malia sirenica della caduta delle foglie accompagna la deriva psichica alla dimensione sacrificale e amante dell’abbraccio all’indistinzione, per irresistibile riflusso all’infinità originaria, al grembo materno ed elementare di sempiterna accoglienza. Il significante lancia ultima la rappresentazione, che approssima alla volontà di verità inconscia nell’amore di un vicendevole essersi.

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