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Filippo Bosser-Peverelli

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Attacco di panico” di Filippo Bosser-Peverelli

 

Il movimento roteante dell’espressione pittorica del Bosser-Peverelli trascina, dalle architetture del mondo esterno, agli spazi architettonici del sentire emotivo interiore. I gialli della scelta cosciente si alternano rapidamente ai neri della negazione, in una dialettica oppositiva che sospende sul vuoto della profondità inconscia dell’invisibile. La tromba delle scale presenta il morso panico dell’esigenza dell’oltre di sé e il gesto pittorico dell’artista accompagna il simbolico descensus ad inferos, per la rifigurazione a venire.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Rinascita” di Bosser-Peverelli

 

L’espressione simbolica del Bosser-Peverelli è un profondo gettato emotivo e tonico in ascolto panico del plesso solare, in ricettività diretta, non mediata, reattiva, di elaborazione, non ancora apollinea di pensiero, non ancora dionisiaca di catarsi. La rinascita dell’artista proviene da un terreno alchemico di nigredo, verso l’albedo dell’espressione neonatale dell’essere, che si dischiude sulla ricezione e sull’intensità del sentire, condizione di attivazione del volo libero della volontà artistica, di rivelazione, di condivisione, di senso.

Filippo Bosser-Peverelli, Psicoanalisi.j

Critica in semiotica estetica dell’Opera "Psicoanalisi" di Filippo Bosser-Peverelli

 

L’arte autoterapeutica del Bosser-Peverelli è percorso rituale d’iniziazione all’identità: celebra la sfida della discesa al mondo ctonio dell’inconscio, per la riemersione a coscienza. Il gorgo uroborico èvinto

nell’eroica visione riflessa dell’artista-Perseo, rivolta all’Anguicrinita. Medusa è pietrificazione possibile dell’uomo nel terrore del caos: il serpente è l’angoscia d’ingoiamento nel richiamo irresistibile al ritorno

al grembo materno. In riflessologia archetipica di bocca-mano-mente è naturale aggressività (adgredior), movimento verso il piacere, in elaborazione, dal caos primo al cosmo secondo del segno, nei frammenti dello specchio di Dioniso. La traccia espressiva è punto nodale tra inconscio e coscienza, ombra e luce: è visione indiretta del volto di Medusa, è l’inarticolazione attraverso la definizione della forma, è l’apnea del profondo verso il respiro armonico dell’aria in superficie.

Filippo Bosser-Peverelli, Nessun timore.

Critica in Semiotica Estetica dell’Opera “Nessun timore” di Filippo Bosser-Peverelli

 

L’espressione poliedrica e profonda del Bosser-Peverelli non si arresta ad una superficie di apparente nichilismo passivo, ovvero attraversa lo stato di nigredo della mortificazione dell’identità egoica cosciente, per attingere attivamente ai nuovi valori di una sapienza archetipica, che supera la dimensione accidentale

e transitoria dell’avere e si rivolge all’incontro con la dimensione dell’essere. È libero dal timore, da ogni turbamento della mente, il cammino individuativo che ricongiunge gli opposti nel Sé: non si può temere

di essere, poiché nella totalità dell’essere non c’è male o alterità opponibile.

Filippo Bosser-Peverelli, Non avrai altr

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Non avrai altro Dio all'infuori di me” di Filippo Bosser-Peverelli

 

L’ironia pittorica del Bosser-Peverelli è una domanda profonda e sempre aperta fra identità e verità, che ripercorre e reinterpreta liberamente il decalogo dell’Antico Testamento per una decostruzione dell’istanza paterna e legiferante e per il superamento della coazione di un processo deduttivo che dalla regola generale, preposta a condizione di attribuzione di amore, l’io si strutturi come conseguenza adattiva. La visione dell’artista è la ricostruzione di un equilibrio nel dialogo relazionale di riconoscimento mutuale fra finitudine e infinito, per un’identità narrativa che riscrive di sé, dall’archetipo dondolante e materno della sincronia, sintonia, sinfonia armonica alla totalità essente.

Filippo Bosser-Peverelli, L’angelo custode.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “L’angelo custode” di Filippo Bosser-Peverelli

 

La visione empirea del Bosser-Peverelli svela l’occhio quale luogo di possibile ardenza, di spiritualizzazione della materia umana, movimento di superamento di sé, coscienza, elevazione annunziante, dimensione angelica vegliante e difensiva, letteralmente messaggera della divina volontà che solleva. Vince sul labirinto della sofferenza terrena lo sguardo dedalico, che esorcizza il luogo inconscio di morte ed eleva alla visione superna, al volo divino e sapienziale, per la rinascita di una nuova visione di sé e di mondo.

Filippo Bosser-Peverelli, Tu ed io la stessa pianta.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Tu ed io la stessa pianta” di Filippo Bosser-Peverelli

 

Nel desiderio di sincronia, di sintonia e di sinfonia primaverile, il Bosser-Peverelli vive il rapporto amante con l'alterità. L’energia libidica è rottura del confine identitario e abbraccio duale di sintesi degli opposti. Attraverso le imagines di animus e anima si può comprendere l'altro in quanto è serbato nella propria metà inconscia. L’apertura all'alterità è atto etico d’uscita dall’isolamento della psiche e dal bozzolo delle proiezioni, perché vi sia la soglia di un incontro autentico e individuativo. La teleologia del Sé comprende l'inconscio in connubio al logos razionale, a rifondere la mancanza dell’uomo nella pienezza originaria, in una superiore unità di senso.

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