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Fiori Picco

Primavera. Un samurai perde l’amore

Kimono rosso, e fiori di ciliegio, ti ho donato.
Brezza di marzo, nei vicoli di Kyoto, al crepuscolo.
Riso e bambù, tatami e incensi, baci rubati.
Nella locanda, sospiri e sussurri, aroma di te.
Ho ammirato, la luna di cristallo, bruma di stelle. 
Il tuo bel viso, come una nuvola, di cipria fine.
Occhi sfuggenti, di un nero intenso, opali vivi.
Candide mani, sfiorano gli abiti, con ritrosia. 
Sakè- tempura, harumaki 
1  croccanti, infuso caldo. 
Stanza privata, musiche di shamisen
2 , pura passione.
Cuori uniti, rugiada sulla pelle, fuoco nel vento.
Dolce risveglio, dita tra i capelli, sete fruscianti.
Tu costernata, ti chiudi in te stessa, volti le spalle. 
Amaro pianto, triste separazione, gelo nel petto.
La terra trema, arriva lo tsunami, vulcani spenti.
Gufi notturni, in cerca d’amore, tra cieli cupi.
Grida lontane, aironi nella nebbia, sprazzi di luce.
Ceramiche blu, di Okawachiyama, nella tempesta.
Ho visitato, la sala di preghiera, del monaco Zen.
Carta di riso, grandi pesci in bronzo, grappa nei vasi.
Ho chiesto pace, al Dio shintoista, che tutto vede.
Clima di festa
3, tra bimbe ossequiose, con pasticcini.
Rasi dipinti, coprono le bambole, dai volti persi. 
Templi austeri, che guardano il giorno, piovigginoso.
La sala da tè, è gremita di geishe, malinconiche.
Teatro del Nō, Kabuki e maschere, nella foschia.
Cala il buio, profondo e silente, sul Monte Fuji. 
Il samurai, con spada affilata, fa harakiri

 

(Componimento in haiku)

1 Involtini ripieni

2 Strumento musicale a tre corde, appartenente alla famiglia dei liuti.

3 Hina Matsuri: la festa delle bambine e delle bambole, cade il 3 marzo, per l’occasione si preparano pasticcini.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Primavera. Un samurai perde l’amore” di Fiori Picco

 

La parola haiku, semplice e istantanea, della Picco esprime il silenzio, il non detto della parola. Il silenzio fondamentale che non si comprende con la ragione, si partecipa nel sentimento. La poetessa guarda la realtà identificandosi con essa, per vederne la verità interiore, a rivelare l’unità del mondo. È la naturale accettazione dell’impermanenza, per il continuum circolare cosmico, nel quale ogni inizio e fine sono sola apparenza del divenire, per tornare essenzialmente alla natura.

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