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Francesco D'Andrea

La sapienza

Cigolano i cardini sulle sponde

di confini ancora lontani,

aprono ponti radiosi nel buio

annunciano presagi, meraviglie

di antiche gemme e umili canti.

 

Dove fecondano le aquile reali,

sulle alture strappate al vento

soffiano soavi sospiri...

Una sposa vestita di neve

appare tra i boschi sui declivi.

 

Aspre sere maturano silenzi

impulsi sommersi, sussurri

fomentano limpidi ruscelli

e fra interminabili radure

la luna trabocca di rugiada.

 

Talvolta il pulviscolo preme

sulle guance rigate di pioggia,

innesca circuiti di luce

disperde cortine di nebbia

e l’erba germoglia in un nido d’amore.

Critica in semiotica estetica della Poesia “La sapienza” di Francesco D'Andrea

 

Soglia sapienziale fra natura e cultura è la parola nella figura simbolica del D’Andrea, a riconoscere l’origine nel canto e nella gemma, letteralmente nella pienezza generativa, e a trasfigurare il bosco declive dell’eros in elevata, bianca e sponsale rappresentazione contemplativa. La condizione lunare e seconda dell’uomo è commozione alla verità sulla polvere dei sensi, dove cresce amore: materia prima della sapienza.

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