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Franco Boffa

Turris eburnea

Città

sbocciate d’incanto

empiti di gioia

sciolgono lacrime

alle azzurre scintille del mare

al verde ondeggiare delle colline

alle irsute pietre

dei monti innevati

diademi

ingemmano

l’elegante disegno

come di Atena

uscita dalla testa del dio

composti gli oceani

ha scolpito

cornici di terra

intorno ad un mare

a te dedicato

sogno di viandante

anelito

di tutte le latitudini del mondo

arte

tu stessa

dentro di te

sotto e sopra di te

stratificata

disseminata

erompente dai vulcani

effeta segreta

trascini l’anima del mondo

alle sue ignote sorgenti

dai bagliori della grotta

richiamo

incontenibile

alla bellezza infinita.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Turris eburnea” di Franco Boffa

 

Magnificante, la parola del Boffa eleva un verticale cantico, che onora il risveglio della natura nell’arte, luogo di rinascita spirituale. Torre d’avorio è il collo di un’Atena maria nascente, simbolo di nobile purezza, sorgente di grazia, forza di un candore inviolabile alla corruzione delle occorrenze temporali, rappresentazione escatologica, cattedrale vivente e principio materno eternante di vita. L’arte è forma del divino, attributo della deità, incarnazione, visibilità dell’invisibile nella bellezza.

Anche silente

Sempre,
anche silente
sbocciano
con profumo di fiori,
dalle tue
labbra dischiuse
incantati alfabeti.
Sempre,
uno scintillio magico
sorride
dai tuoi occhi sognanti.
Sempre
alato
un pensiero
cosparso di coralli
si svolge dal tuo altero profilo.
Sempre
un ritmo
inedito
si scioglie dalle tue
flessuose movenze,
alitando la temperie
lieve e rarefatta
che intorno a te
estatica si effonde.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Anche silente” di Franco Boffa

 

La parola melodica e celebrante del Boffa eleva dalla dimensione segnica e seconda della riflessione al luogo ineffabile, intatto e irriflesso dell’estasi. Nella donna amata è l’accentus, il movimento in eterno ritorno di un canto, nella trasfigurazione all’aere senza tempo, al completamento della mancanza a essere dell’uomo nel respiro dell’infinito. La caducità materiale e transitoria del vivere trasmuta in un’aura di sacertà e di grazia, così il poeta trova l’eternità della vita all’oggetto d’amore.

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