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Gabriella Cantoni

Uno strappo alla fodera del tempo

Uno strappo alla fodera del tempo
che ricopriva di raso
quel rovescio d'amore
e pietosa lo rendeva nostalgia
rinnova l'aspro commiato

Irto sulla pelle e acuto punge
il tessuto d'urlo non urlato
per non cucirmi addosso
ordinarie frange di pietà
Ci vorrebbe almeno l'orlo…

Critica in semiotica estetica della Poesia “Uno strappo alla fodera del tempo” di Gabriella Cantoni

 

L’asciuttezza e la frammentazione dei versi della Cantoni custodiscono il dolore e la sinestesia tattile della perdita. L’identità nasce sull’illusione della continuità ad essere, tuttavia la realtà è generatrice di una condizione paradossale, vissuta nella sensazione di negazione di sé, di realtà come alterità, come differenza,

come opposizione e umana finitudine, dolorosa e cosciente. La contraddizione interna è possibile nichilismo.

Eppure l’identità può alimentarsi dalle relazioni stesse col mondo e può mantenere quell’indice di estraneità a se stessa, che salva dal perdersi: lo spazio transizionale dell’arte apre luoghi-oggetti mediatori, che non sono parte

del corpo, ma che non sono ancora pienamente esterni, in qualità di spazio di possibile transitoriamente autoinvestito,

in luogo teatrale e catartico di una realtà da conoscere, da accettare.

Forse saprei ancora amare

L’azzurro saetta
su rocce già chiare
Cadono ulivi a mare
ch’è olio e li aspetta

​

Ch’è olio e mi unge
in cresima d’amore
La pena più non punge
e cedo agli occhi il cuore

​

Cedo energia di pianto
al cielo che si siede
sull’acqua e non s’avvede
dell’umido suo manto

​

Eco di calme onde
umido scorre il pensiero
I sensi mi confonde
annego nel sentiero

​

odoroso di pini
In coppe di vento vini
m’offre lo spazio blu
Ecco ci sei anche tu!

​

Penzoli dal ramo storto
che prega ed anela al mare
Dunque non eri morto!
Forse saprei ancora amare...

 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Forse saprei ancora amare” di Gabriella Cantoni

 

Rimata e ritornante, la parola della Cantoni è rituale profondo, che giunge gli opposti di morte e di rinascita, di catarsi dell’emozione in pensiero sacrale, al crisma aureo che rinsalda l’umano al divino, nella sintesi armonica delle forze elementari. Dalla vita diretta e fremente si sublima la vita riflessa e trasmutata nell’amore, dal kantiano legno storto è l’uomo che sceglie della necessità la sua propria libertà.

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