top of page

Gabriella Picerno

Parole di Baci

Ti bacerei ora, ma anche dopo

e poi prima.

Senza perdere tempo.

Perché gli attimi diventino baci su di te.

Per sentire le mie labbra caramellate sulle tue

ovunque bacerei la tua pelle,

nei luoghi più segreti,

assaporare il mormorio delle tue morbidezze,

ma ora ti bacerei, qui, in piazza

tra i castagni e le margherite,

per dare voce suadente

al sapore dei nostri baci,

al profumo speziato delle nostre labbra,

alla nostra pelle intrecciata dal filo di seta,

ai nostri sorrisi persi tra i platani e le cicale.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Parole di baci” di Gabriella Picerno

 

Semplice, limpida e sincera è la parola della Picerno, che colpisce nell’immediatezza diretta dei sensi, a donare il tempo perduto e fatto proprio: è il ritmo compiaciuto, in eterno ritorno, della meraviglia, fra lo smarrimento e il ritrovamento di sé nell’altro. Nell’abbraccio che rifonde l’umano alla natura nasce il desiderio di coscienza della bellezza dell’amore, nella volontà di dare un nome a condividere la verità del sentire.

L'immensità

Baciami ora, in questo lampo già trascorso

perché vedo un tumulto nei tuoi occhi

perché sento il tuo corpo caldo di desiderio

come quel torrido pomeriggio di luglio.

Perché voglio sentirti dentro me.

 

Baciami senza sosta

fino a non distinguere la mia pelle dalle tue labbra

fino a sentirmi staccare da terra

e andare incontro all’aria pulita e profumata dei tuoi respiri

per vagare tra spiagge assolate

correndo gioiosi verso la vita.

 

Non perderti nell’istante che sta fuggendo

e non lasciare andare via

la felicità del nostro essere

che ci siamo donati,

nei pensieri, nei sogni, nei sensi più profondi e appassionati.

 

Baciami fino a farne sostanza briosa dell’esistenza.

Critica in semiotica estetica della Poesia “L'immensità” di Gabriella Picerno

 

Esortativa, aperta e seducente la parola della Picerno invita alla felicità essente all’altro, al brio estatico del presente, della presenza assoluta dei sensi, della continuità, della coappartenenza alla medesima sostanza del mondo, sentita

nel movimento stesso dell’io che all’altro eccede, nella naturale forza ed esondanza irrequieta ed ebbra del vivere. L’atto originario del bacio, che risale ogni accezione culturale e declinazione affettiva e circostanziale vive l’indeclinabilità emotiva e istintuale del bisogno di contenimento, del desiderio inesausto di pienezza, che salva

dalla finitudine della mancanza ad essere.

In te

Magie incantate

profumi di cannella

e dolci spezie

a pungenti occhi socchiusi

assaporo.

 

E sento vagar tra le dita

quel dolce mormorio

della tua pelle

che a piccole onde

si insinua tra le mani.

 

La gioia illumina il tuo sguardo

in una notte tiepida

e solo un piccolo

fiato di vento

riesce a placare

quel desiderio

fermo,

forte

ma pur sempre non compiuto

sospeso nell’essere,

come un respiro iniziato

che non arriva in fondo.

 

Le tue labbra circoscritte,

disegnate,

da un filo rosso

carico di passioni

di gioie baciate dalla tenerezza

 

di un petalo

vellutato d’amore.

Critica in semiotica estetica della Poesia “In te” di Gabriella Picerno

 

Sinestesica e innamorata, la parola della Picerno gioca le sensazioni in abbraccio dei sensi, finanche all’ascolto delle parole della pelle, che unica estende di sé alla pelle del mondo, nella consustanziazione immemoriale all’elemento acqueo. La poetessa supera i confini delle cose e affida il volere al moto del vento, perché liberi il desiderio trasfigurato, infinitamente a realizzarlo, abitate le forme bascianti della natura.

Fessure

Granelli senza spigoli

abbracciano la luna

di baci forti

di sapori ormai antichi

di fiori che ancora dovevano sbocciare.

 

Ma la vita cammina

non ha pazienza

e il suo passo è faticoso.

 

Percorro le sue strade senza sogni

e contemplo le gioie,

la vita prepotente

quella che non chiede

quella che devi vivere

perché non sai

se di nuovo

Critica in semiotica estetica della Poesia “Fessure” di Gabriella Picerno

 

Con desiderio fendente, la parola della Picerno raccoglie lo sguardo concentrico dei granelli di sabbia, legati ad eco alla dimensione lunare e seconda dell’uomo, che aggetta all’origine e alla tensione finale alla verità, seme di speranza che cerca inarrivabile un pertugio di vita. Eppure, dell’uomo è sempre il passo lineare del transito cosciente, ignorando la possibilità di catarsi dell’oltre materno di una rinascita.

Carezze d'aria

Verrà un giorno

in cui i nostri corpi

saranno sabbia e vento

granelli irriconoscibili,

acqua lieve.

 

Non saremo più carne nella carne,

ma materia diventata corrente.

 

Saremo come il vento

e andremo dappertutto,

saremo carezze d'aria

in tutte le direzioni.

 

Il nostro amore non sarà più segreto,

il vento lo farà arrivare ovunque

anche dove non è mai stato,

anche dove non era gradito,

anche dove era ostacolato.

 

Ma noi saremo solo vento

che si placherà,

forse.

Il cuore non peserà più,

sarà leggero,

impercettibile.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Carezze d'aria” di Gabriella Picerno

 

La parola di speranza della Picerno affida la materia dell’uomo agli elementi naturali per la trasmutazione spirituale nel continuum all’anima del mondo, oltre i confini oggettuali della finitudine, all’infinità coessenziale, che scaturisce dall’athanor d’amore. Il grembo celeste libera dalla gravità del dolore, dal lutto del distacco e accoglie al movimento immobile di felicità di un unico essere.

bottom of page