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Gigliola Marinangeli

Gigliola Marinangeli, La pescatrice di sogni.jpeg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “La pescatrice di sogni” di Gigliola Marinangeli

 

Gli oli ignei della Marinangeli sono il rituale di rinascita della coscienza dalle profondità dell’inconscio, non senza il sacrificio di morte della forma, quale sanguigno filo d’Arianna del descensus ad inferos, che riconduce sulla strada del ritorno alla luce. Il sostrato emotivo diviene modulazione tonica del movimento, per una nuova rappresentazione embrionale di conoscenza. L’artista cerca la sospensione apotropaica nella visione dedalica della propria alterità.

Gigliola Marinangeli, Don Giovanni e il canto delle Muse perdute.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Don Giovanni e il canto delle Muse perdute” di Gigliola Marinangeli

 

La visione dionisiaca della Marinangeli è festa irriverente e al contempo promessa di alleanza, quale rituale di sacrificio per la conoscenza. Il vino è sangue, morte della norma e della definizione identitaria. L’artista coglie l’istinto d’indistinzione della vita fremente, per un vissuto anonimo e plurale di continuum all’alterità. L’alfabeto muto, unico, irriflesso, precategoriale e universale del corpo è la matrice vitale a fondamento della ricerca identitaria.

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