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Giovan Pietro Passoni

Non fare domani

Avresti potuto

attraversare

il guado,

 

tanto

l’acqua

era bassa...

 

Invece,

hai preferito

restare a guardare,

 

fermo e gongolante

sull’assolata

sponda.

 

Ed ora,

che vorresti

guadare,

 

la piena

ha travolto

anche l’ultimo ponte.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Non fare domani” di Giovan Pietro Passoni

 

Ammonente e filosofale, la parola del Passoni è riflessione sulla condizione umana, che troppo sovente pavida tentenna sulle certezze della coscienza adusa, sulla salda sponda identitaria      del      cosciente, in una caparbia nevrosi narcisistica sulla stasi dell’abitudine. E questa soglia inflattiva presto richiede il travolgente rovescio corrente dell’inconscio, che nega il “guado” dantesco sulla via del “primo perché”. Il passaggio è il breve istante di sintesi fra coscienza ed inconscio, che attraversa, fra sé e altro, il movimento di comprensione.

IPOTESI

Ipotesi
effimero dell’uomo:
se Dio non ci avesse creato,
se Eva non peccato,
se la filosofia di Schopenhauer
fosse ascoltata…
L’umanità si estinguerebbe…

Ipotesi
sono la consolazione,
mentre ti trastullo soddisfatto,
un po’ di zucchero nel caffè rovente.

 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Ipotesi” di Giovan Pietro Passoni

 

Profondamene ironica, la parola psicofilosofica del Passoni è riflessione sulla condizione segnica e ipotetica dell’uomo, che letteralmente sottende la tesi di se stesso in una mancanza ad essere. L’inferenza dell’abduzione è al poeta un pizzico consolatorio di coscienza nell’abisso dell’inconscio, in un salto dal logico allo gnoseologico, dal segno alla propria visione di verità.  In un circolo ermeneutico di congetture e confutazioni dell’uomo non è la verità, ma l’orienza del senso. La parola è immaginazione che dona un’ipseità: un’identità narrativa, che racconta e reinventa di sé e delle cose.

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