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Giovanna Corsi

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il dentro e il fuori” di Giovanna Corsi

 

Dimensione interna ed esteriore sono intimamente connesse nella scultura fittile della Corsi, a ricordare che ogni viaggio si raccorda ad una strada emotiva, ad un cammino individuativo che reintegri l’inconscio alla coscienza. Le macerie dell’oggetto si legano indissolubilmente alla distruzione del soggetto, come la violenza sull’alterità è sempre anche violenza sull’identità stessa, poiché il solo respiro della medesimezza è la differenza.  

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “La stanza dei giochi” di Giovanna Corsi

 

Le figure calde e levigate della Corsi in terracotta e legno serbano la sinestesia del gioco d’infanzia, che si oppone all’algida fuga scabra del presente. Transitante e seconda è la realtà dell’uomo, in azione di figure sfogliate nel ritmo della ripetizione inarrestabile, in assente presenza. La trottola d’infanzia invece è il gioco franco, il simbolo dell’attimo eterno della visione divina, che solleva e che salva dal divenire della vita. L’attimo eternamente ritornante è tempo circolare, in una percezione di silenzio, di meraviglia, di sospensione e d’immobilità, che dona la presenza unitaria del molteplice.

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