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Giovanna Panzolini

Tra le stagioni del Cuore

È autunno nei miei pensieri che cadono di te,

in quell'oblio che mescola un sospiro all'odore di castagne

mentre fluttuano, sospese nel vento, lacrime e foglie.

 

È autunno sul brivido che lentamente raggela solchi nella mia pelle:

su ogni centimetro di solitudine c’è impresso il tuo tocco e una preghiera,

che insegue ancora lontane speranze disperse tra le tempeste della vita.

 

È autunno,

e tu nevichi in quel silenzio che veste l'anima,

mentre il mio cuore si prepara per affrontare l'inverno,

scaldato dal ricordo di antiche primavere…

Critica in semiotica estetica della Poesia “Tra le stagioni del Cuore” di Giovanna Panzolini

 

Tutto interiore, il tempo della Panzolini fa della stagione letteralmente la stanza seminata del cuore. Sul terreno della pelle autunnale e solitaria dell’uomo, costituita di sinestesia e di perdita, nei solchi arati della preghiera, della domanda aperta all’incontro con l’altro, l’umano reca il segno del senso dell’essere. Nella privazione dell’assenza invernale è ritrovata la vernale pienezza, sbocciante dal seme del ricordo.

Voli di scirocco sull’onda

Hanno visto il cielo nei miei occhi,

hanno visto il blu nel verde infinito.

E dicono di avermi vista, lì, volare,

raggiungere le vette dell'eterno proibito.

 

Qualcuno giura di aver visto invece il mare,

agitato, a infrangersi potente sulle rocce.

Di avermi vista tuffare, nuotare,

e poi affondare nel mosso dell'amor ferito...

 

E tu, che spargi semi in parole,

tu, che pure hai guardato, senza parlare.

L'hai visto quel gabbiano, là, solo,

con un sogno avvolto, protetto tra le ali?

 

Attende un volo, un tuffo, un respiro.

Non importa, al gabbiano, di esser solo.

È lì che afferra la vita di un momento,

e all'improvviso, con il vento,

riprenderà il volo...

Critica in semiotica estetica della Poesia “Voli di scirocco sull’onda” di Giovanna Panzolini

 

La parola aperta della Panzolini celebra la meraviglia della continuità del sentimento umano alla natura. In un chiasmo profondo dello sguardo fra senziente e sentito trova lo spazio franco, fra sé ed altro da sé, che proietta nel volo configurante di un gabbiano. La poetessa immerge nelle onde del dolore e solleva dal mare, come dal dolore stesso dell’inconscio, a sublimare il vissuto nelle altezze, a rinascere in una nuova visione di coscienza.

La Voce del Poeta

Per cosa scrivi

tutta questa magia?

A chi la dedichi

la tua testarda poesia?

 

Non vedi che il mondo

resta distante,

racchiuso in sé stesso,

indifferente?

 

Il mondo va avanti

e tu vivi nel sogno,

canti di nuvole,

raccogli ogni minimo segno.

 

E la tua voce non tace,

esonda,

prepara il terreno.

È più forte di te,

è un potere Divino.

 

Qualcuno dice che sei

un piccolo intoppo,

una virgola,

un punto,

una ferita,

lo strappo.

 

E che vali niente,

se niente vale una carezza,

un abbraccio emotivo,

il soffio di brezza.

 

Tu per me invece vali

quanto il mare che disseta,

continua a cantarmi per sempre,

o mio maledetto Poeta...

Critica in semiotica estetica della Poesia “La Voce del Poeta” di Giovanna Panzolini

 

Rimata e ritornante, la parola della Panzolini abbraccia la voce del poeta, culla e protegge il valore non riconosciuto della poesia, come entusiasmo dell’oltre, letteralmente nella partecipazione del luogo divino. La lirica è il soffio dell’anima del mondo, che lega il molteplice non senso attraverso la rêverie dell’immaginazione, a rifigurare le cose in un grembo armonico, eterno, unitario e coessenziale.

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