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Giovanni Codutti

Frammenti

Declina il sentiero

s’addensano le nubi

cala il sole

si allungano le ombre.

 

In balia del presente

il capo reclino

i passi incerti

l’arroganza degli anni.

 

Dal setaccio del passato

solo frammenti

aggrappati alla gomena

di precari ricordi.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Frammenti” di Giovanni Codutti

 

Dolorosamente languida, la parola ormeggiante del Codutti raccoglie. Allontanato dal suo radicale acqueo inconscio, sul sentiero dei propri accidenti declina l’uomo sulla terraferma del segno, in nemboso sguardo sempre obliquo della verità, nel rimando differito e impossibile. L’unica marina del presente è la richiesta indebita che il tempo porge all’esistenza e fragile frammento di una perdita è l’uomo aggrappato ai sensi del ricordo.

La vita

La vita, uno spiraglio di luce

che attraversa il tempo,

una sfida continua

al destino che non si vede,

 

una prigione in un corpo

che non fa sconti,

un vortice di domande

senza risposte,

 

una storia che rincorre

il tempo che si consuma,

un rapporto complicato

con il mondo che va per conto suo.

Critica in semiotica estetica della Poesia “La vita” di Giovanni Codutti

 

L’istanza definente e filosofica della parola del Codutti è riflessione sulla condizione transitante e seconda dell’uomo. Il segno è dilucolo di coscienza sull’inconoscibile, tuttavia sfidato dalla domanda aperta dell’intelletto, pur consapevole dell’assenza di risposta. La vita è costretta al luogo del divenire nella sintesi impossibile all’essere e nella complicazione, letteralmente nelle pieghe dell’esistere cieco e polisemico, di fronte all’eternità indeclinabile del mondo, al suo continuo e impassibile sussistere accadente.

Passato remoto

Aleggia sul presente
il passato remoto,
senza parole
vive nel rimpianto.

​

Quanti giorni
avvolti sull’arcolaio,
quante voci
avvolte nel silenzio.

​

Dalla polvere degli anni,
il passato remoto ritorna
con il suo bagaglio
preso a prestito dalla vita.

 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Passato remoto” di Giovanni Codutti

 

Breve e profonda, la parola del Codutti vive la dimensione effimera del presente, che è scelta decisionale, che letteralmente recide il passato, a rimuovere, a scotomizzare con esso la via residuale non scelta, rimasta seppellita intatta nel rimpianto della rinuncia, nell’angoscia luttuosa del distacco. È la dialettica fra libertà e necessità, fra la vita e la morte, che conduce al ciclo arcolaio del tempo, che ogni alterità restituisce al senso unitaria.

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