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Giovanni De Gattis

Con gli occhi di mare

Sussurri di pioggia

lenti scroscii

inquietano il mare

e l'umida terra 

assapora l'estate

nascosta

in quell'umile sognare.

Torna d'assai vigore

quell' incolta passione...

e se ne va la sera

nel respiro di maestrale.

Striglia l'onda, il suo dire

d'urto possente

s'infrange

in quel pensare.

Sussurri di pioggia

lenti scroscii

inquietano il mare.

M'appare il sereno

fra rime d'azzurro

e tutto torna come prima

a rifiatare la coscienza:

oltre quell'umile sognare

c'è la gioia, negli occhi di mare.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Con gli occhi di mare” di Giovanni De Gattis

 

Il verso malinconico e dondolante del De Gattis ritualizza la rispondenza a specchio fra mente e natura. Gli oggetti esterni sono simboli del viaggio interiore di metamorfosi fra inconscio e coscienza: l’umile sogno umano si eleva nel cammino individuativo di sintesi degli opposti, negli “occhi di mare”, ove la sfida della coscienza dello sguardo

si spinge all’abisso imperscrutabile dell’emozione, nell’istante mediano di gioia, fra irriflesso e riflessione.

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