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Giuseppe Berton

La notte

Nella notte, profonda d'oriente,

nel respiro della notte,

tra gli alberi d’oriente, Dionisio sogna.

 

Poi si accende,

sulla terra della Grecia,

sul mare dolce della Grecia.

 

Il suo carro è coperto di fiori e ghirlande,

l'anima più selvaggia della Natura si è liberata,

la gioia della passione strappa al petto parole angosciate.

 

Apollo, bellezza di forme,

parla parole soavi,

abbellisce la terra della Grecia

 

e l’anima del mondo.

Apollo sente il vento della musica.

e vola per le vie della Grecia.

 

Poi, senza volerlo, tocca le nostre mani.

Nella nostra anima, senza volerlo,

l’eterna sofferenza, è diventata la nostra sofferenza.

 

È diventata tragedia,

che giustifica la vita,

che giustifica i tuoi baci.

​

​

The night

 

In the deep oriental night,

in the breath of the night,

in the oriental trees, Dionysius dreams.

 

Then He lights up

in the land of Greece,

in the sweet sea of Greece.

 

His chariot adorned with flowers and wreaths,

the wildest soul of Nature roams free,

the joy of passion rips anguished words from of his heart.

 

Apollo, beauty shape,

speaks sweet words.

Apollo beautifies the land of Greece,

 

and the soul of the world.

Apollo feels the wind of music,

and flies along the streets of Greece.

 

Apollo unconsciously touches our hands,

unconsciously, in our soul,

the eternal suffering has become our suffering.

 

It has become tragedy,

justifying life,

justifying your kisses.

 

​

Critica in semiotica estetica della Poesia “La notte” di Giuseppe Berton

 

Poliglotta, la parola del Berton è dondolante, a rifondere la dualità del dionisiaco e dell’apollineo, del dolore e della bellezza. L’appropriazione del dolore notturno universale e collettivo è il senso, il macigno nietzscheano del così fu diviene un così volli che fosse e la catarsi della tragedia riscrive il nuovo giorno della vita e dell’amore.

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