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Giuseppe Modica

Il diario dei sogni

Con prudenza,
in una notte senza stelle
...vorrei andar via.
Mi porterò solo i tuoi sorrisi
che facevi dietro gli scuri
nel vedermi arrivare.
Ti lascerò il pastorello zoppo
che nel presepe mai volesti,
il primo dentino che ti cadde,
la foto con te in braccio
e il mio diario dei sogni
con la copertina in pelle
ed il lucchetto aperto.
Non guardare più alla finestra,
non mi aspettare, non arriverò.
Estrai l'ultimo cassetto del comò,
troverai quel diario,
aprilo lentamente come fosse
un forziere pieno di entusiasmi,
ma troverai solo parole.
Gira piano le pagine ingiallite,
il fruscio potrebbe far volare le parole.
Leggerai tutti i sogni che ho fatto
e quelli che volevo tu facessi.
Sulle dita ti rimarrà una polvere d'ali
....ecco... quella è la mia vita.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Il diario dei sogni” di Giuseppe Modica

 

Dedita, la parola del Modica è dono d’eternità alla brevità della vita. L’entusiasmo è letteralmente l’ingresso dell’umano al divino, di parole che provenienti ne ritornino a partecipare. Le parole sono fra la polvere e il volo, a stringere il luogo mediano della vita, nel sogno.

Traccio intime teorie

Vorrei tempo
per cercare ancora
nei miei sogni il viso
diafano di stelle,
e consacrare all’essenza
lacrime d’amore.
Passi il petto conterà 
pari alla somma muta
di stelle sconosciute,
orme incise nei giudizi
la notte eclisserà;
vorrei restasse scolpito
nel buio il mio sguardo
colmo d’assiomi. 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Traccio intime teorie” di Giuseppe Modica

 

La parola sintetica del Modica supera e reintegra le dialettiche oppositive di pensiero e di sentimento. La finitudine della materia e il confine della coscienza si trasmutano in eternità siderale e il sentimento dell’amore trasfigura in sacertà venerante l’ineffabile precategorialità irriflessa dell’infinito, alla verità evidente e indimostrabile del sogno.

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