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Giuseppe Raineri

Simulazioni

Ho fatto un gioco folle ed insidioso.
Come avventurarsi sulla tela del ragno
sfidarlo e sperare di uscirne indenne.
Pulizie di primavera della vita
per togliere via sedimenti e vecchiume
incrostazioni di cose subite, tollerate, non scelte
e guardare il mondo con occhi diversi,
nuovi, irreverenti, curiosi, affamati di piccole verità.
Ho volto il mio sguardo ad un profeta
spogliandolo della sua divinità
per vedere l’uomo,
ora mi arrovello in dubbi irrisolvibili.
Ho fissato i miei occhi in faccia al dolore
per vedere se nasconde redenzione
e ho trovato sgomento e futili consolazioni.
Ho guardato l’amore
per vedere se nasconde la felicità
e ho trovato iperboli e promesse tradite.
Ho guardato infine la morte
per carpirne il segreto
e ho trovato metafore di un’eternità promessa.
Il pensiero si è infranto come onda sugli scogli.
Ho desiderato il silenzio.
Ho fatto ritorno alla poesia.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Simulazioni” di Giuseppe Raineri

 

Narrante, la parola del Raineri, consapevole della dimensione segnica dell’uomo, sfida tuttavia la ripetizione analogica, a tentare la presentificazione dell’assenza, il salto all’oggetto di vita e di verità, oltre le apparenze, al di là della menzogna dell’abitudine cosciente. Il poeta affronta la dimensione inconscia, accetta la morte, la solitudine del nichilismo nella perdita di senso, per attingere attivamente a nuovi valori. La poesia è ritrovata a condizione di origine del significato: è un universo di senso inedito, un evento verticale intensivo, la soglia di uno stacco di prospettiva di sé e del mondo, a ricreare un nuovo e proprio abito di vita.

Vi lascio una poesia

La vita con me non è stata avara
né breve né eroica né sfacciata.
Alla fine, rimane polvere
da scuotere da vestiti ormai logori.
Lo sguardo è stanco
le lacrime intrise di gioia e di rimpianto.
I pensieri sciolti dai grovigli
di inutili complicazioni
che pendono come cordoncini
esposti ai capricci di venti flebili
fragili, come le angosce 
per futuri sempre più brevi.
Una poesia come lascito
perché il filo della memoria non si spezzi
come sarà per il respiro per i battiti in petto
perché la parola sopravviva
oltre il commiato 
senza consumarsi 
in consigli superflui
in fallaci verità assolute
in reciproche assoluzioni.
Parole raccolte sulla riva 
pietre un tempo spigolose, aspre
che il mare come la vita ha levigato, smussato
con opera paziente e sapiente
e che ora restituisco, dedicandole a voi.
Liberi, fatene ciò che vorrete
lanciatele perché nascano piccole increspature 
che arrivino a lidi imprevisti.
Se degne conservatele nel vostro cuore
perché da piccolo modesto seme
come da figlio in figlio
possano generare alberi rigogliosi
e nuovi semi e nuovi alberi
nella circolarità della vita.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Vi lascio una poesia” di Giuseppe Raineri

 

Epistolare, la parola testamentale del Raineri supera il lascito di abiti, di pensieri o di angosce che svaniscano, come i battiti e i respiri, a donare la poesia. La parola poetica è proveniente dal mare dei sentire e ora leviga e filosofale, in qualità di seme di senso del tempo circolare della vita che lega tutte le cose, germina nuova coscienza.

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