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Karin Monschauer

Karin Monschauer, Spettacolo sulla strad

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Spettacolo sulla strada di notte” di Karin Monschauer

 

Gli intagli geometrici della policromatica arte digitale della Monschauer sono la ricerca insaziabile delle infinite possibilità della messa in forma della realtà, nella rappresentazione. Il fenomeno è maschera teatrale, è luce lunare e seconda, fenditura che tuttavia suggerisce e disvela nel movimento la verità, che appare, nella cinesi fuggevole e adamantina dell’istante, per subito svanire in nuove ricombinazioni di forma. Ogni figura sussegue in un continuo superamento, per imprimere al divenire inarrestabile del gioco cosmogonico il carattere dell’essere.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Movimento” di Karin Monschauer

 

Le geometrie grafiche della Monschauer sono intagli di frequenze cromatiche luminose, giochi prospettici di scissione e ricomposizione inesauribile della materia visiva, movimento che armonizza le dimensioni opposte: quella scalena e imperfetta dell’istante e quella complessiva e ineffabile dell’eterno.

Così, la geometria del dovere del rettile nietzscheano, dalle squame scintillanti dei valori millenari, si rompe, a creare liberi valori nuovi, con l’innocenza e l’oblio del fanciullo che crea, con una ruota ruotante da sola, il nuovo inizio. È il gioco della creazione di un mondo che sia proprio.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Faltpapier” di Karin Monschauer

 

Le multicromatiche scie pittoriche della Monschauer sono un dono inesauribile di apertura di nuove visioni emotive. L’arte non ‘spiega’: letteralmente non toglie le pieghe dell’esistere, tuttavia, è il movimento che lancia la polisemica inarrestabilità dello sguardo, per una sempre nuova e meravigliante presentazione. La ricchezza plurale della verità è nella magia della cauda pavonis: gli arcobaleni della ruota iridata che raccoglie infiniti i viaggi delle prospettive della conoscenza.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Vista lago” di Karin Monschauer

 

La freschezza primigenia della forma cromatica della Monschauer sottende il movimento segreto e originario del divenire della vita. L’acqua è ciò che abita ogni forma, la vita stessa della forma rinascente. L'acqua è una sostanza madre, il lago è ricetto grembale, luogo di accoglienza e di assorbimento, che rifonde, reintegra e risana. L'acqua è silenzio, materia pura, supporto materiale di morte dell’immobilismo della forma adusa, forza intima di purificazione essenziale, abbraccio di comprensione cosmica, luogo di rinascita, che anima il filiale corpo vivo e corrente della terra.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Un Violino che trasmette colori” di Karin Monschauer

 

La vibrazione cromatica della Monschauer è risveglio sonoro originario, che diffonde fra i sensi in sinestesia una segreta legge armonica, un’anima del mondo sollevata dai quattro elementi naturali, che rifondono e superano al cerchio, a risolvere il tetragonico conflitto della scissione e dell’opposizione. L’artista eleva la musica di una proporzione, a sublimare l’essenza delle cose all’armonia emessa dal movimento di rotazione delle sfere celesti, a ricondurre la molteplicità nell’unità, a misura dell’incommensurabile archetipo d’origine.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Attrazione” di Karin Monschauer

 

Il movimento grafico della Monschauer converge in chiasmo lo sguardo ad intreccio speculare del senziente al sensibile. Si sente di sé nel sentire dell’altro, a superare l’orizzonte oppositivo dialettico e formale, ad aprire il viaggio infinito della sinestesia profonda dei sensi, fino a morire e a rinascere di sé dall’indistinzione, nella coappartenenza essenziale che lega e che riconosce.

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