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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Laura Trimarchi
PER LUI IO CANTO
Vanno rincorrendosi
le parole che colgo tra i prati
che fioriti non sono ancora
sotto gocce di rugiada
di un’alba mezza offesa
tinta di grigio.
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Se chiudo gli occhi vedo
solo mio padre
sempre di spalle
sempre seduto
proteso sul bianco-nero
di tasti alternati,
rapito da un’agilità
incessante e fluente
come il volo di un merlo.
Lo ritrovo allo specchio
nei miei contorni
tra i miei sorrisi
enigmatico e delicato
felice del mio sì
ora che per lui io canto.
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Tra questi prati senza fiori,
pesto gocce di rugiada
come lacrime a festa
di un’alba nuova, ricca
di un amore arcano,
ricca di infinita melodia.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Per lui io canto” di Laura Trimarchi
La parola in canto della Trimarchi è tutta tesa a presentificare la distanza e l’assenza nella melodia, che lega nella continuità dei sensi estesi il perduto. La musica è carezza che lambisce e scioglie il dolore, sebbene non sia primavera, che fiorisce e che palesa, nella speranza tiene viva la latenza dell’inverno. Il pianto mesce alla fertilità della rugiada ed è catarsi alla natura, per un nuovo inizio, perché è irrecidibile il filo incantato del sentire.
Il pensiero del mare
Non nasce in un giorno
il pensiero del mare.
L’ondeggiare svogliato
di lontani sapori
estende l’abbraccio
dovuto e forzato
verso terre inique,
mal ricambianti.
Clemente sorride,
dimentico delle più
efferate torture,
come a voler puntare
i piedi dell’onde
in una caparbia
tenacia al confronto.
L’uomo lo scruta,
spesso perduto in
vacui ricordi celesti,
dalla prua di un gozzo,
dall’alto di una vela,
sempre estasiato,
spesso assopito.
Ma il mare lo sa,
in un gesto che assolve
accumulando e restituendo,
sa ben riconoscere
chi cerca la vita
chi trova la morte.
Non nasce in un giorno
la tristezza del male.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Il pensiero del mare” di Laura Trimarchi
Simbolica, la parola della Trimarchi affida al luogo archetipico del mare il grembo inconscio, ricetto di meraviglia e di abbandono, di continuità, di assoluzione, di oblio, di prova sacrificale, che serba e restituisce il valore profondo del tempo di elaborazione a coscienza della latenza di verità.