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Lucas Martín Ballar

Chiacchierata dopo pranzo

Io ho potuto vedere da bambino

l’universo intero

nella zuppa di mia nonna.

Contai quante bollicine ribollivano

raggiunsi il fondo di metallo

e affogai un pezzo di pane nella salsa tuco.

La nonna morì

il bambino era cieco

                                      l’universo                      non esiste.

Sobremesa de almuerzo

Yo pude ver de niño

el universo entero

en guiso de mi abuela.

Conté cuanta burbuja hirvió

surtí el fondo de metal

y ahogué un pan en tuco.

La abuela murió

el niño era ciego

                                     el universo                ya no existe. 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Chiacchierata dopo pranzo” di Lucas Martín Ballar

 

La parola solida e diretta del Ballar condensa e muove la verità dolorosa del lutto, incolmabile

e insurrogabile, della figura di riferimento dello sviluppo identitario, del nutrimento affettivo e formativo del bambino. La zuppa della nonna è oggetto transizionale della proiezione sintetica, che il bambino attua di sé e del mondo, veicolo della visione sapienziale, poiché l’etimologia in sapěre è la stessa

di chi ha senno e di chi ha sapore. E con la nonna muore la visione delle cose e l’universo stesso,

nell’attesa che il bambino ricrei, dal nichilismo, un senso proprio.

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