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Luciano Postogna

Passaggio

All’affievolir del giorno

posa il tramonto le scarlatte mani

sui serici capelli della sera,

sulle onde all’orizzonte

e sul mio fremente cuore.

Nel silente passaggio quotidiano

ancor volano le rondini

a ricordar che siamo in primavera.

Fantasie di ombre e di profumi

accolgono pian piano

il fievole accendersi di stelle

foriere dell’imminente notte.

Pallida la luna il mio viso imbianca.

Sopra le acque chete

la notte stende il manto

mentre sul lungomare scalpita

un sinuoso cavallo bianco

che nitrendo s’allontana.

Ora il silenzio impera

e nella mia mente attenta

l’eterno e l’infinito colgo.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Passaggio” di Luciano Postogna

 

La fucina del tramonto del Postogna è luogo alchemico del passaggio, l’uomo è passus, participio passato di pandere, nel valore di varcare e di rivelare, passar di giorno in notte è paradigma del declino degli anni e del passar di vita. Si è in passando, dalla finitudine all’eterna primavera dell’infinito. La rêverie profondissima delle acque lega un’origine e un senso comune delle immagini di madre, di mare, di cavalla e di morte, per un transito nel grembo della vita eterna, alla libertà dello stato naturale e selvaggio.

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