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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Luigino Bernardi
Piccole cose
Son poi rare e più care
quelle piccole cose ch'accadon
nella fretta d'un tempo incombente
sulla scia vorticosa, invadente
a confonder gli affetti e diletti
a cercare le gioie del cuore.
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Ritornar sui tuoi passi
a rilegger
quei romanzi di vita vissuta
che al gioco pur sempre t'invita
a superar con dovizia e con cura
la tua e l'altrui paura.
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Di non perder quella trama intricata
o solo intentata
che a volte s'insinua
travolge in alterne illusioni
in umane passioni
a sorprender una spera alfine celata.
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Son di tutti le attese e i dolori
le sconfitte, i riscatti
e gli allori
sull'altar di un'offerta che fu.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Piccole cose” di Luigino Bernardi
In melodia concentrica, la parola del Bernardi, in eco ritornante, cerca, della lineare fuggevolezza temporale delle cose effimere, la curvatura del senso e del valore. Protagonista, il poeta rilegge la sua storia di vita per la catarsi emotiva, che la dialettica duale oppositiva rifonde e reintegra in armonia prima, unica, essente. È al rito ripetuto del sacrificio segnico identitario l’oggetto sapienziale divino, l’oggetto di vita eterna.
Volo d'anima
S'approssima mutevole la riva
d'una strada ora irta, ora scoscesa
nell'amena vallata rinverdita
ove l'anima s'espande alle aeree mire
e vaga intorno
ai sospesi attimi trascorsi
sfiorando gli esseri terrestri
nel loro incessante avvicendarsi
a mulinare il gaio e triste andare
sorvola le antiche case
e i borghi famigliari
gravidi ai ricordi
e di volti ormai lasciati
nei lontani giorni
devoti ai molti che ora dormono
la quiete eterna della pace.
Vola o mia diletta anima
nei viottoli secolari e solitari
sereni alle volute celesti
e negli anfratti rugosi degli abissi
negli usci delle attese
postume agli indugi
ai fremiti dei passi fuggitivi
in quel passato sparso nella brezza
cieca delle ombre
riporta il saluto recondito
dei mille silenzi aspersi
improvvidi d'assenze
e dalle essenze che bruciano
gli acerbi rimpianti del ritorno.
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Critica in semiotica estetica della Poesia “Volo d'anima” di Luigino Bernardi
Aerea, in melodia musicale, la parola del Bernardi supera la dimensione singolare e materiale in un volo spirituale di commiato ai luoghi e ai tempi del divenire dialettico della vita. Il poeta è al silenzio, all’essere, che ritualmente sacrifica l’assenza segnica e il rimpianto del ritorno, per l’andare eternante, che rifonde all’anima del mondo.
Ritorna
Ritorna quel canto di madre ogni sera
col respiro ormai stanco, con soave preghiera
al tramonto di un giorno che prepara un’attesa
la flebile luce consuma la cera
un pianto sopito, un ricordo lontano
un caro saluto velato d’addio
no… no… madre mia! Ritorna al tuo canto
quella supplica a Dio, di guardarmi dal male
dai torbidi affanni
una vita serena, per sempre
per gli anni… a venire…
lontani dai tuoi che conobbi assai duri
con la fame ed il freddo a bussare alla porta
giovinezza mancata d’amore, d’affetti
sfuggita la vita
trovasti nei figli i tesori diletti.
La notte disperde ogni vivida luce
ogni lunga parola al silenzio conduce.
Già notte là fuori, foriera d’inganni
bisbiglio nel vento quel canto, quegli anni
un soffio la storia d'un tempo perduto
né sonno, né buio potrà mai turbare
quella veglia di madre... quel cuore d'amare.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Ritorna” di Luigino Bernardi
Concentrica e dondolante è la parola del Bernardi, in eterno ritorno, a vivificare l’apotropaico incantamento materno, che culla e che salva dal timore del male, dall’orrore della morte, che affida alla dimensione altra e gemella dell’amore, del sonno. È fiamma eterna la dedizione primaria e il cuore vestale di una madre, oltre la morte, sa vegliare.