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Luigino Vador

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Mater Divinae Gratiae” di Luigino Vador

 

La verticalità gentile della scultura del Vador segue la melodica voluta del manto mariano, che, come musica, intercede per l’umanità, precorre la richiesta umana e la parola divina, cura le sofferenze dei suoi figli e s’incarna nelle linee di forza del simbolo vescovile del pastorale, a guidare la mano tesa ai fedeli del vicario di Cristo, perché il pastore con il vincastro sproni la pigrizia dello spirito, conduca le debolezze del vizio sulla retta via e raduni a sé con l’accoglienza della punta arcuata chi smarrisca nel peccato, a rifulgere dell’aurea luce salvifica della grazia divina.

Luigino Vador, L'umanità.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “L'umanità” di Luigino Vador

 

La scultura in acciaio del Vador forgia una rappresentazione dell’umanità, nella sintesi armonica della dialettica di dolore e di gioia, di dubbio e di fede, di timore e d’aspirazione, di finitudine e d’infinito. L’uno è nel due e si dà nell’infinità della kìnesis, del movimento inarrestabile delle forme a ripetere l’origine indeclinabile di totalità, di continuità, di unità spirituale. L’essere umano si narra in una sempre nuova ricomposizione di parti della visione unitaria della verità. Ognuno è forma in divenire di una medesima sostanza, un intreccio ordente dell’altro e universale: ogni esistere è punto di vista della provenienza e della destinazione all’essere.

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created by Antonino Bumbica - Fulvia Minetti

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