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Mara Mattavelli

Tesoro

Osservo ciò che dopo aspra e lunga ricerca
in abissi d’apnea andavo scovando,
ora si staglia innanzi a me nitida e lampante
la verità che con guizzi scivolosi sfuggiva alla presa.
Immersione in acque mai piane ma in ondose catene
fino all’agognata rivelazione
che dopo umana tribolata tensione
come tesoro insperato ha concluso l’errante ed inquieta navigazione.
Il mare ora calmo osservo e pace di salato sapore gusto
alla fine di fragorosi marosi
che tutto sanno perché tutto hanno attraversato.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Tesoro” di Mara Mattavelli

 

Tesaurizzante, la parola della Mattavelli supera l’apparenza cosciente e affronta un odisseico descensus all’inconscio, a conoscere il valore profondo dell’evento della verità. Mai di fronte, ma sempre attraverso è il viaggio per la conoscenza, alle acque marine. Allora il sale è il visibile dell’invisibile, il suono aureo e affabile del continuum all’altro, che riapre in sinestesia al grido transitivo e fremente del sentimento.

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