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Marco Stocchetti

Vivere

Vivere
come stilita
che da colonna
vede la vita,
simile a rondone
remoto testimone,
primula crenata
che schiva scruta 
da romita cima.
Vivendo discosto,
dell’umano groviglio
scorgere forse
il bandolo riposto.

​

Critica in semiotica estetica della Poesia “Vivere” di Marco Stocchetti

 

Essenziale, la parola anacoretica dello Stocchetti è volontà dedalica, è rituale apotropaico ad uscire dalla minaccia di morte labirintica dell’inconscio, per la vittoria della visione superna, del volo di coscienza in desiderio sapienziale. È nuova unitaria prospettiva, che superi il singolo punto di vista di sé e del mondo, a cercare il senso, il legame di continuità di tutte le cose.

Momenti di tristezza

Distratto da giorni colmi
di inutili cure, udire il tonfo
di un sasso spinge a scendere
al fondo.
Riaffioro in superficie al vociare 
di bimbi sulla riva lacustre
e di nuovo appaiono i colori
consueti, che rendono sordi
molti mortali.
Ormai conosce lo scandaglio
del cuore l’infima profondità 
delle cose.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Momenti di tristezza” di Marco Stocchetti

 

La parola innaturata dello Stocchetti è un abbraccio consustanziale dell’inconscio all’abisso acqueo. Il dolore si affida al grembo naturale, nel luogo panico di un vissuto universale, a sciogliere il tempo lineare, a riaprire i confini identitari. È il rituale di ricongiungimento all’unità primaria, è il ritorno al principio, che affronta la catarsi della rinascita di coscienza.

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