

​
GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Maria Colombo (LGE)
Poesia, fonte invocata
Assediata, assediata sono.
Assalita, assalita dalla cenere,
annerita, annerita,
affumicata dal fiume acre del dolore.
Questo nodo che ti attanaglia
e ti stringe alla gola.
​
O poesia, mio unico rifugio,
gioia dei miei pensieri,
specchio dove mirare
la speranza bianca di una nuova Pasqua.
Poesia, fonte invocata,
finestra del credere, issata sul colle.
Sulla torre più alta ti porrò in vedetta
come balsamo dolce.
So che un’eco inonderà la vasta pianura verdeggiante
e il profondo silenzio riempirà di pace l’anima mia
e la speranza farà fiorire il mandorlo e i ciliegi
e la fede avvolgerà nel suo ampio mantello
il bimbo ignudo, in una stalla
e l’amore, in silenzio, si leggerà negli occhi
e l’uomo mendicante riposerà sotto le morbide sue ali,
ali grandi e riparatrici.
Sarà così una festa senza fine
e dal balcone, una infinità di stelle, come copricapo.
Sarà così un viale ininterrotto, mirabile,
Dio mio.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Poesia, fonte invocata” di Maria Colombo (LGE)
Entusiastica, la parola della Colombo è letterale tensione partecipe del luogo divino. L’emozione fremente e dolente è indistinzione iniziale in nigredo, da cui rinasce come la fenice la parola in poesia, in albedo spirituale. Come il mistero pasquale il segno poetico dell’uomo è un passaggio alla deità, un riflesso sorgente della verità, un passo che volge all’assoluto, dalla morte alla vita eterna.
Brezza
Brezza
che scompigli i capelli,
barbagli di sole
verso l’alto.
Antiche cantilene
mi portano
lontano.
Riccioli di vento
seduti
sul limitare di casa mia,
allungano memorie
sepolte
così belle,
brividi di un viaggio
antico
di sponde inviolabili.
Esplode,
come un colpo di
fulmine,
nel silenzio,
la nostra vita.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Brezza” di Maria Colombo (LGE)
Con profonda sintesi elementare, la parola della Colombo LGE abbraccia e rifonde l’uomo alla natura nel continuum essente di un unico respiro, nel viaggio senza approdo ultimo della coscienza, che supera la dimora della consuetudine e si alimenta della diretta verità ignea e splendente del silenzio.
Al calar della sera
Al calar della sera,
quando mille fuochi scoppiettanti
edificano un mondo di immagini
e le ombre della giovinezza,
mai sazie delle antiche battaglie,
sguainano lame di fuoco,
volti pieni di leggenda,
volti teneri, cari al mio cuore,
inclinano la testa e mi guardano.
Con straordinaria dolcezza incontro
le nitide figure:
in mano, il filo odoroso del tempo,
il frizzo pungente dell'aria,
l'alto bastione abbattuto,
le strade accoglienti di case.
Temevo di morire sotto i colpi mortali,
in un sonno pieno di paure,
invece glorificavo la terra in attesa.
Stampato sul volto la curva di un sorriso
e nell'umano occhio
la luce sorprendente della vita.
L'ovale chiaro, le immagini reali
scivolano
nell'aria come gocce d'argento.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Al calar della sera” di Maria Colombo (LGE)
La parola in rêverie della Colombo LGE rifonde le anime all’athanor igneo dell’affezione, per un paradigma di luce prima di verità. La profondità notturna e indomita si mitiga nella fiamma, ove la luce lega in un chiasmo di occhi negli occhi, lo sguardo al fuoco. Così trasfigura il materiale al divino, evocato nella forma ovale cosmica, che chiude il tempo nella perpetuazione.