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Maria Gabriella Anania

A mia madre

Sei nell’aria che respiro

e nel battito d’ali di una farfalla

Sei nei miei pensieri e nei miei sorrisi

che ricordano i tuoi.

Sei nelle mie lacrime

e in ogni mio gesto.

Sei nella luce del mattino

e nel bagliore bianco della luna.

Sei nelle gocce di rugiada all’alba

e nel fiato stanco del vento alla sera.

Sei nelle onde del mare

e nelle cime innevate dei monti.

Sei nelle colline verdeggianti

e nelle acque fresche dei ruscelli.

Sei nella mia anima

e sulla mia pelle.

Sei nei colori dei girasoli ammiccanti

e nei riflessi dorati dei miei occhi.

Sei la mia ombra, il mio ieri e il mio domani.

Semplicemente, inesorabilmente, sei…

Critica in semiotica estetica della Poesia “A mia madre” di Maria Gabriella Anania

 

La parola limpida dell’Anania dedica ogni cosa del mondo e finanche se stessa alla finalità completiva del divenire all’essere, alla dimensione archetipica del grembo materno. Alla figlia la madre mai muore, poiché è la memoria inconscia dell’infinito di sé, dell’esondanza psicoaffettiva di una medesima pelle, che supera i confini, proietta nell’oltre, investe di questa insolubile unità sinolica il grembo della natura, a perpetuare in sinestesia un’essenza presente al di là del tempo.

Caldi abbracci

Inverno è l’incanto di un bimbo
col naso all’insù
che osserva estasiato
bianchi fiocchi di neve
scendere pigramente dal cielo
volteggianti,
per poi posarsi sui tetti delle case,
sui prati e sulle strade,
ricoprendo tutto quanto
con una coltre immacolata
che tutto cela,
tranne quell’incanto.
Col suo incedere lento eppure incalzante
giunge tra noi,
disperdendo nel suo respiro algido
ciò che resta delle stagioni
che l’hanno preceduto,
di un’estate calda,
di un autunno mite.
Ha il sapore pieno delle caldarroste roventi,
il calore della legna
che arde sul fuoco
e la magia dei cristalli di ghiaccio
ricamati sui vetri
come preziose trine.
La sera scende presto,
il buio misterioso ci avvolge
promettendoci notti serene
nel tepore delle nostre case
e coperte rimboccate da mamme trepidanti.
Tutto si attutisce,
avvolto in un’atmosfera rarefatta e ovattata,
quella dell’attesa
e in quella attesa ci stringiamo
in caldi abbracci.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Caldi abbracci” di Maria Gabriella Anania

 

Incantata, la parola dolce della Anania dona alla latenza iemale l’attesa di rivelazione primaverile, dall’inconscio alla coscienza di rinascita. La poesia gesta lentamente l’emozione alla luce del pensiero, a sublimare il silenzio. Il bianco è albedo della purificazione, somma dei colori in movimento. Nell’inconscio tutto riversa ed è la sintesi abbracciante di ogni divenire, che nell’uno il molteplice reintegra, nel sogno del grembo universale della terra che vince la finitudine.

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