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Maria Inversi

Bellezza

Ti cerco

 

nella gragnucola di raggi

che accarezza il tronco da cui pendono gravidi

i frutti di domani

 

nel chiostro deserto invaso da incoltura

ove il bianco di pietra scivoloso di tempo

volge gli sguardi nel blu notte confinato

 

nel deserto che si fa mondo e ogni attesa precipita

nei ciuffi di stelle oltre ogni scheggia di cemento

nel fondo marino che tegumenti sostano in precipizi

nel passo danzante di una bimba che ritrova l'innocenza

nell'andare di una prostituta che allontana il richiamante

nello sguardo d'un contadino che non conosce confini

 

nel borbottio dei chiari di luna

che al poeta fa ridisegnare l'amore

e lo lascia nel sonno che non prelude addii

 

nella speranza straniera che mi negai

le cui scritture colgono e negano ogni cosa di me.  

Nel tratto di Van Gogh che mi cattura il respiro e mi fa morta.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Bellezza” di Maria Inversi

 

Il luogo, rapido e molteplice, della parola della Inversi dischiude i ricetti della bellezza sensoriale ed intellettiva, cogliendone il senso nella meraviglia dell’inaspettato sorprendente, nella fulminea dialettica di opposti, che trovano un abbraccio estemporaneo. Il suggello della bellezza è nella libertà dell’immaginazione, fra essere e divenire, nella vittoria della scelta umana sul destino, nell’estasi bruciante e vangoghiana di un unico respiro, condiviso totalmente.

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