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Maria Ranalli

Affiorano

Affiorano.

Appuntiti come stelle di ghiaccio,

languidi come meduse.

 

Sfiorano.

Inafferrabili come carezze del giorno. 

Renderò palpabile l'intangibilità,

plasmando i miei voli su nuovi orizzonti.

 

Sarò caverna di lingue di fuoco

e fertile terreno di salici piangenti.

Balcone che corteggia la notte la mia mente

e gerani i pensieri.

 

Mi farò porto di sottili evasioni

ed esploderò come ragnatela di sogni.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Affiorano” di Maria Ranalli

 

Sensoriale, la parola della Ranalli anela al superamento dei confini definitori e apre all’oltre dell’uomo alla natura, nell’armonico sconcerto dell’abitare l’altro da sé. È un dire che aggetta, che cerca spazio oltre lo spazio, con potenza ignea e tessitrice, che freme della franca immediatezza profonda e onirica dell’inconscio e che insieme fiorisce e affiora eletta e sublimata alla coscienza, serbando in superficie della primigenia verità abissale.

Tempo scalzo

Questo tempo scalzo
percorre strade brumose.
Si rifugia in ogni anfratto,
come il tappeto del mare
che si distende fra gli scogli e la riva.
Si snoda fra dubbi e domande,
si frantuma in mille pezzi.
Detriti che la marea trasporterà altrove.
Tu come il tatuaggio di una rosa nera 
fra i miei piedi e la sabbia,
tu come un filo di foschia 
in una notte di luglio…
sempre presente.
Io che accolgo e nutro 
di malinconia e dolcezza
ogni conchiglia che si deposita al confine…
eternamente tua.
Ed il pensiero di te è come
il ripetersi di un’onda
generata dal vento.

​

Critica in semiotica estetica della Poesia “Tempo scalzo” di Maria Ranalli

 

L’accoglienza profonda della parola della Ranalli lascia in chiasmo la percezione tattile di un tempo sentito, di un tempo senziente. È la personificazione di un tempo amato, di un tempo amante, che abita ogni istante d’eternità possibile. È la continuità umbratile alla materia, segretamente feconda della manifestazione dell’unità nella totalità, che la totalità rigenera.

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