

GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Marzia Giacobbe

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Natura vivente” di Marzia Giacobbe
Le velature inchiostranti della Giacobbe sono carezze di luce sugli occhi socchiusi alla libera rêverie immaginante, che archetipicamente riapre lo spazio transizionale, esteso fra pelle e natura, a mescere i visi ai fiori, a rituale dell’attraversamento di un sogno. È l’iniziazione di una cosmogonia, che ricapitola una nuova gestazione di sé all’esistenza: dai violetti nembosi della latenza inconscia, dispiega il viaggio cromatico e sintonico alla coscienza, che rinnovata risveglia alle frequenze di una luce sorgente.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Arlecchinata" di Marzia Giacobbe
L’apparenza in festa delle delicate e caduche campiture cromatiche della Giacobbe è rituale annuale della forza irrisoria e collettiva del carnevale, a rovesciare le regole e i ruoli identitari. Arlecchino è irriverenza e derisione del potere della coscienza, creatura liminale fra natura e cultura, vive della complementarità di dionisiaco ed apollineo e partecipa dell’aspetto ctonio e sacrificale, che attraversa il potere germinativo e primaverile della nuova forma di vita. È una Venere lucifera: simbolo della solarità declinante e risorgente, che folle abita la zona franca fra gli opposti della morte e della vita, per rigenerare il tempo, per una nuova manifestante ipostasi a morire.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Sospesi nel tempo" di Marzia Giacobbe
Nubi iridate di fantasia nel cielo, o terre emerse in apparizione dagli oceani, o maschere a dipingere il volto dell’essere, o parole di un sentire ineffabile, le sospensioni cromatiche della Giacobbe figurano musicalmente il presente dell’uomo. È un ritmico levare, un tempo debole in movimento ascendente, a rappresentazione del battere della volontà eterna e instante della vita, che è la provenienza e la destinazione alla verità di ogni intensa e caduca definizione e figura.